My name is Squonk
[Carla Benedetti, ennesimo troll che affligge la nostra già problematica esistenza, ha colpito ancora. Il blog-manager di Squonk ha già abbondantemente spremuto i suoi neuroni per risponderle in altra sede. Allo scopo di ottimizzare gli sforzi, qui di seguito è riportata la risposta]
Gentile Signora, continuiamo pure a darci del Lei, chè anche nella blogosfera un minimo di etichetta non fa male.
Dunque, per Lei, la questione del nome è davvero importante. Non a torto, credo. Allora cerco di capire meglio: Lei, il suo nome, se lo è scelto? No, non credo. Io nemmeno, ovviamente, ho scelto il mio. Ci hanno pensato i miei genitori. Ma il mio nick, ecco, quello è frutto di una mia scelta. Qualcuno fa una scelta semplice, e si crea un nick, ad esempio, semplicemente con le iniziali del suo nome e cognome “vero”, quello che si trova sulla carta d’identità . Altri, invece, ci pensano, magari buttano giù una lista, e poi scelgono ciò che meglio li rappresenta.
Ecco, questo è un punto che Le sfugge: il nick è una rappresentazione, espressione di una identità “scelta”, consapevole: altro che massa di girini. I girini non hanno nome, i blogger sì. Anzi: i blogger hanno IL nome. Quante “Carla Benedetti” ci sono in Italia? E quanti “Squonk” ci sono in Italia? Temo che le cose stiano proprio all’opposto di come Lei le descrive.
Ma ciò non mi stupisce più di tanto, perchè Lei mostra – purtroppo, per la seconda volta – di conoscere poco questo piccolo mondo, fatto di meno di ventimila persone in Italia. La faccenda dei blogger di serie A e di serie B, ad esempio: guardi, che Luca Sofri stia in serie A è indubitabile (amato e detestato come la Juventus, per capirci). Ma, santodio, prendere come esempio Personalità Confusa come blogger di Serie B per la faccenda del nick, mi perdoni, ma La espone al ridicolo: se non altro perchè, agli occhi di molti, Personalità Confusa è andata in serie B proprio a causa del disvelamento della sua identità … E poi: “chi parla del blog non è nel blog”. Guardi, se c’è un dibattito che non abbandona mai la blogosfera, riguarda proprio il blogger che parla del blog dove si parla dei blogger che parlano dei blog che… ci siamo capiti.
Sinceramente, questo Suo secondo intervento mi fa tornare alla mente quel vecchio detto veneto, che tradotto suona circa “peggio la toppa del buco”. Ma son cose che capitano.
June 24th, 2003 at 11:15
Ti faccio una domanda un po’ polemica, ma non per il gusto di fare polemica. Ma tu (posso darti del tu?), nella realtà fisica, ti rivolgeresti vis-à -vis a Carla Benedetti o a qualsiasi altro interlocutore che ti esponga un pensiero che non condividi (ma senza usare termini offensivi), chiamandola “troll” e contestualmente dichiarando la tua identità (che non dev’essere per forza un nome, io preferisco addirittura le facce)? Io non mi trovo d’accordo in assoluto con tutto quello che ha scritto, ma alcune cose mi sembrano piuttosto vere, indipendentemente dal fatto che provengano da un critico letterario. Non credo che il problema ruoti tutto attorno al dato anagrafico, ma alla coerenza, senza per questo permettermi di giudicare nessuno. Sono solo una lettrice incuriosita. Oggi leggendo un altro articolo apparso su nazioneindiana (di Andrea Inglese, nome e cognome che non conosco, onestamente), mi sono sentita molto più in sintonia con quanto scritto da lui che con quanto letto nel secondo intervento di Carla Benedetti. Ma certi interrogativi mi rimangono.
Con simpatia,
Emma
June 24th, 2003 at 11:29
Emma, la tua non è polemica (avercene, di polemiche così). Dunque, la risposta è “probabilmente sì”. Perchè “troll” non è un’offesa, bensì una constatazione – almeno dal mio punto di vista, e da quello di molti altri. Detto questo, mi sfugge che cosa intendi con il termine “coerenza”, in questo caso specifico, e capirlo mi aiuterebbe a risponderti. Rimango, per il momento, della mia idea: Carla Benedetti scrive quello che scrive perchè non conosce, oppure non ha capito, il microcosmo sul quale appunta la sua attenzione. Gli esempi che cito nel post sono, secondo me, illuminanti. Ma attendo un tuo chiarimento… PS: vorrei farti notare una cosa: è inutile specificare la propria natura di “lettore, non blogger”; perchè ogni blogger, prima di essere tale, è (od è stato) un lettore. Non siamo diversi, io e te, sai? Con altrettanta simpatia.
June 24th, 2003 at 11:43
Posso dire una cosa “dal basso” del mio nick? Io veramente non vedo una “minore dignità ” nel nick rispetto a “nome e cognome”, che posoono essere altrettanto, se non “più anonimi”. Innanzitutto perchè, se si è registrati, il nick è “unico”, mentre di omonimie… Poi perchè, almeno nel mio caso, ma credo in molti, il nick ti “presenta”. Ad esempio, il mio, più che un nick, è un vero e proprio “totem” (un po’ come i nomi indiani), e dice esattamente come sono… un animaletto timido e apparentemente “spinoso” che tiene nascosto nel profondo di se stessa gran parte del suo mondo… E se si andasse a ritroso (a proposito, Squonk, ma quando le tiri fuori dai commenti le “storie” dei bloggers?) potremmo vedere che in molti casi la SCELTA di un nick (e la parola scelta è per me determinante) è non, come sembrerebbe, un modo di nascondersi, ma proprio un modo per presentarsi. Ok… mi sono dilungata anche stavolta…. 😉 Riccio
June 24th, 2003 at 11:55
Chiarisco, se riesco. Coerenza è una parola un po’ generica, effettivamente. Qualcuno ad esempio, avrebbe potuto obiettare che io stessa sono incoerente, poichè non mi firmo con nome e cognome. E sarebbe stata un’obiezione più che lecita. Ma non penso che il nocciolo della questione riguardi il dato anagrafico. Ho scritto dei commenti -abbastanza confusi- al primo intervento di Carla Benedetti su nazioneindiana, proprio su questi dubbi. Il mio dubbio è che manchi una corrispondenza diretta tra la persona fisica e quella che abita questi spazi (il blog). Le dita che pigiano i tasti sono un buon mezzo per veicolare tutto il resto della persona che, ferma davanti al monitor, osserva quello che vanno scrivendo? Forse sconfino nel metafisico. E comunque, non posso avere la certezza che i miei dubbi siano fondati, perchè per esempio non ho amici che scrivono su un blog (perlomeno, che io sappia). Si tratta principalmente di una sensazione. Tu dici che daresti della “troll” alla Benedetti, di persona, senza problemi. Non so se crederti, ma non posso fare altro. Eppure quel dubbio riguardo la coerenza (meglio forse chiamarla “corrispondenza”) mi rimane riguardo a molti altri commenti letti anche su altri blog, sui più disparati argomenti. Anche commenti, opinioni, pensieri che condivido, ma che mi chiedo se sarebbero emersi in altri contesti. Saluti, Emma
June 24th, 2003 at 12:24
Bene, adesso il concetto mi è più chiaro. Corrispondenza tra persona fisica e blogger: beh, ma mica soffriamo di sdoppiamento della personalità ! Nel blog ne emerge una parte, quella che scegliamo di far venire fuori; e la stessa cosa avviene, se ci pensi bene, in qualunque altro frangente della vita: al lavoro sei “totalmente” te stessa? No. Ed è solo un esempio. Come giustamente sottolinea Riccio, qui abbiamo la enorme fortuna di poter scegliere: scegliere i contenuti, scegliere le forme, scegliere le parole e persino i nomi. E in queste scelte si esprime almeno una parte della nostra personalità . Ecco, questo, alla Benedetti, sfugge completamente. E me ne stupisco, perchè son cose che una critica letteraria dovrebbe ben sapere. Detto questo, è più che possibile che, in altri frangenti e situazioni, il blog-manager di Squonk adotti comportamenti diversi, senza con questo snaturarsi. Leggimi bene: darei del “troll” alla Benedetti? Non ho scritto “sì, assolutamente, senza problemi”; ho scritto “probabilmente sì”. Poi, magari, mi troverei di fronte ad una nonnina tipo Candeggina Ace, e me ne mancherebbe il cuore. Oh, a lei non è mancato il cuore di apostrofarmi come “io debole”, ma forse cercherei di fare il gentiluomo.
June 24th, 2003 at 12:37
Io non mi offendo mica se mi dai del “troll”, anzi! Però io so cosa sono i troll. Bacio.
June 24th, 2003 at 12:39
Meglio farsi dare del troll che della trulla, no?
June 24th, 2003 at 13:05
vero! 😀
June 24th, 2003 at 13:55
La domanda su cui la Benedetti sembra porre più enfasi è comunque questa:
“Perchè molti aderiscono così facilmente, senza nemmeno porsi il problema, al depotenziamento automatico della loro parola?
Senza la responsabilità a cui il nome ti vincola può esserci polis, politica, collettività ? Rispondete!
C’è un legame sottile tra il valore rappresentativo che noi diamo alle cose.
Il nome assurge a tutto questo: attraverso il nome noi siamo in grado di confrontare valori.
Per questo al nostro “nome pubblico” noi diamo una serie di valori caratterizzanti.
Secondo me la difficoltà di comprensione tra il mondo blog e la Bendetti lo vedo nel fatto che entrambi parlino di cose giuste ma su piani diversi.
Lei continua ad attribuire valori reali ad un mondo virtuale, il mondo virtuale, invece, parla per mezzo di valori virtuali.
Entrambi nel giusto.
Il nome per noi (e mi immetto nel mondo virtuale) ha già una sua sostanza nel nick. Il nick ha acquisito nel tempo la stessa caratterizzazione di un nome reale.
Ha la sua responsabilità , lo stesso valore, la stessa potenza di un nome reale, nè più nè meno.
Ve lo immaginate voi un B.Georg scrivere, improvvisamente le stessa cose di una Personalità Confusa, o uno Squonk mettersi a parlare con gli stessi termini di Iaia?.(scusate erano solo esempi).
I nomi hanno creato responsabilità ed aspettative, nè più e nè meno l’essersi visti in faccia o l’essersi scambiati i biglietti da visita.
Il problema sta nel riconoscimento dei diversi piani di valori.
Finchè si vedrà nel nick un camuffamento non si capirà mai nulla di questo mondo.
June 24th, 2003 at 14:08
Allora ho una proposta: tutti quelli che hanno un blog e un nick, mettano nomi e cognomi rigorosamente finti. Effe potrebbe diventare Ludovico Pautasso, Squonk Severino Murgia, Lizaveta Eleuteria Nasi, X§ Giovanni Bianchi, o stessa Maria Rossi. Così la drssa Benedetti sarà contenta perché parlerà con nomi e cognomi. Che poi sian finti, che importa? é il principio che conta, no? 😉 (oddìo, ho fatto una faccina…questa discussione mi stressa troppo…)
June 24th, 2003 at 14:37
Non so voi. Io, quando leggo una serie di commenti come questa (con l’unica eccezione della faccina sfuggita alla SS: ma la perdono di cuore, mia cara), mi sento orgoglioso. Non per me stesso, ma perchè mi trovo dentro ad un flusso di intelligenza, di capacità di analisi, di proprietà di espressione che mi fa sentire – scusate l’oscena banalità – più ricco. E non è faccenda legata all’essere o meno blogger: Emma, Riccio, SS, la Nonna, Mitì non lo sono, infatti. Bon, volevo ringraziarvi.
June 24th, 2003 at 15:58
Ognuno ha i commentatori che si merita, Sir Squonk, quasi sempre perlomeno, nel bene e nel male :o)
Gilgamesh
June 24th, 2003 at 16:02
Ciascuno ha i commentatori che si merita…non vorrei dire, Gilgamesh, ma talvolta hai la capacità di fare commenti che scatenano pensieri molto ambigui (penso a quello sulla voce di ieri)….(e ora squonk scusa, lo so che le odi, ma devo fare una faccina per forza per far capire che sto scherzando! ;-D
June 24th, 2003 at 16:07
PS: ho risposto su nazioneindiana (tra i commenti al secondo intervento di Benedetti), perchè qualche ora fa non funzionava la pubblicazione dei commenti. Non sapevo dove replicare, così sono tornata alle origini della discussione. Spero che questo post scriptum sia più fortunato.
Emma
June 24th, 2003 at 16:17
Quasi quasi le perdono il “topo” che mi ha dato di là … :-* Riccio
June 24th, 2003 at 17:01
Anche io ho approfittato del “momentary lack of reason” del parser di Splinder per postare un commento su Nazione Indiana. E reiterare l’invito alla signora a leggere Negroponte :o)
Mitì carissima, speravo di aver già chiarito senza ambiguità , circa la voce :o)
Gilgamesh
June 24th, 2003 at 17:08
Ma certo che è tutto chiarito, Gilga tesoro; era una boutade per sdrammatizzare un po’ l’atmosfera commossa! E poi concordo con te: Squonk, i blogger intelligenti che dicono cose intelligenti, di solito attirano commentatori intelligenti. e’ il meccanismo delle affinità elettive.