Alla fin della fiera
Mi piacciono, le fiere.
Ne ho fatte tante, da visitatore, da “operatore ” (un visitatore con la maiuscola), da espositore. Lo standista no, ma insomma, sapete quella storia del phisique du role.
Mi piace vedere nascere queste piccole e costosissime città, mi piace guardare i TIR che entrano nei padiglioni vuoti e vomitano ogni genere di materiale, mi piace osservare i middlemanager sudati ed affranti dopo sei ore di educazione tecnica, mi piace contare le lattine di birra svuotate dagli specializzati olandesi che girano l’Europa montando e smontando e rimontando e rismontando lo stesso stand da ottanta metri quadrati, mi piace seguire con lo sguardo il visitatore compulsivo che gira la fiera armato di un carrello per la spesa, di quelli che usano le sessantenni non a-la-page, mi piace inventare piccole storie che dovrebbero mostrare il mio interesse per l’offerta di una certa azienda mentre il gadget che farà contenta mia figlia finisce nella borsa che non è mai troppo capiente, mi piace incontrare le stesse persone ad un anno di distanza, mi piace l’atmosfera stanca e felice dell’ultimo giorno, mi piace ritornare nel padiglione e vedere che il lusso trova riposo dentro quattro assi polverose e scheggiate, fino al prossimo show.
Ero già pronto a cliccare su “Publish”, quando mi è passata davanti agli occhi l’immagine di una fiera di blogger, ciascuno con il suo stand, l’abito bello, il tailleur appena sopra il ginocchio, la cravatta ton-sur-ton. Ci si dovrà pensare, un giorno o l’altro.