Crescere
Luca, forse la verità – se ce n’è una – sta nel mezzo. Da un lato, il clima della gita scolastica, la goliardia recitata vengono usati (in dosi troppo massicce? Forse, o forse no) come antidoti nei confronti del trombonismo di cui è così facile cadere vittime in questa terra di retori. In questo senso, non mi dispiacciono, ed anzi le ritengo utili: come un vaccino, appunto. Mi tengo il mio Sir come se fosse un Er Patata, il soprannome che si usa al bar o tra compagni di scuola, che poi – quando c’è da andare su faccende serie – lo so che mi chiamano per nome.
Ma comunque io (e sottolineo: io) sento la necessità di qualcosa in più. Vorrei che questa “cosa” (il bloggare) che faccio tutti i giorni riuscisse a crescere. Riuscisse, non so come dirlo e anzi sono sicuro di dirlo male, ad andare “oltre” le persone, gli amici. Vorrei che diventasse adulto mantenendo la capacità di giocare. Vorrei che riuscisse a mettere insieme gli aperitivi al Movida e le passeggiate Via Larga – Piazza Conciliazione. Vorrei – mi ripeto – che diventasse capace di prendersi sul serio senza credersi il centro del mondo.
Qualche buon esempio, in giro, io credo di vederlo. Quale sia, questo non importa.