Gruesse aus Berlin – 10: Il Muro e Roger Waters
Al Muro ci si arriva quasi per caso, percorrendo il mezzo chilometro che separa la sede del Ministero delle Finanze dal Checkpoint Charlie. Era lungo più di centocinquanta chilometri, oggi a Berlino ne rimangono duecento metri, conservati come un monumento.
Senza i graffiti di Keith Haring e delle altre migliaia di artisti veri o presunti che ci si sono allenati sopra, si mostra per quello che era veramente: un pezzo di cemento armato, squallidamente grigio, alto meno di tre metri, al di sopra del quale si vedono i palazzi che stanno sul lato opposto della via.
Guardi le foto che ricordano le centinaia di persone uccise dai Vopos mentre cercavano di scavalcare Die Mauer, cerchi di immaginare cosa voleva dire passare di fianco a quel pezzo di cemento buttando fugacemente l’occhio dall’altra parte.
A me viene in mente che se avessero preso un berlinese dell’est dei primi anni Ottanta, e gli avessero messo in mano i testi di The Wall, quest’uomo avrebbe scosso la testa, ed avrebbe mormorato “Roger Waters, stupido coglione, cosa ne sai tu di cos’è un muro?”. Non avrebbe avuto torto.
[Roger Waters non mi è mai stato simpatico; oggi ancora meno]
PS – Grazie a Luca, che mi ha ricordato questo suo articolo di qualche anno fa: a quanto pare le cose, da queste parti, non sono cambiate molto.