Il più grande amico dell’Amazzonia
8 volumi, 1200 pagine per volume, 9600 pagine in totale. Una produzione che sta a metà tra l’Ariosto (per scorrevolezza della prosa) e Stephen King (per quantità di parole vergate).
Io non ho ancora incontrato un umano pensante che stia acquistando l’opera omnia di Eugenio Scalfari. E voi?
May 31st, 2004 at 14:15
pensavo di regalargliela per natale
May 31st, 2004 at 14:50
Dato lo spessore non si puo’ neanche dire che alla peggio lo si usa per pareggiare le gambe del tavolo.
Come fermaporta pero’ va bene, anche per le porte blindate.
May 31st, 2004 at 17:12
Adesso gli hanno proposto di scriverne altri sei volumi di note e chiose. Pur di tenerlo occupato per qualche altro anno, che crepi l’Amazzonia.
March 19th, 2007 at 15:28
Parliamo di economia!
Alcuni anni fa dopo aver organizzato alcune manifestazioni a difesa dei popoli indios fui invitato in Brasile ed andai in un luogo segreto nella foresta dell’Amazzonia a ritirare la laurea ad honorem dell’Università della Foresta.
I professori erano nientemeno che i guardiani della foresta, quelli del cielo, quelli del tempo e quelli dell’amore.
Mi spiegarono che la foresta pluviale sosteneva il cielo e nel caso fosse stata abbattuta il cielo sarebbe caduto sulla terra ponendo fine ai tempi della coscienza e che perciò non sarebbe mai più esistito l’amore.
Mi chiesero un discorso per la consegna della laurea.
Decisi di parlare di sviluppo ed economia.
Spiegai che se si semina un chicco di mais cresce una pianta che fa 1000 chicchi e quindi in un anno il mais ha una resa del 9999%.
Una banconota da 100 dollari seminata in banca invece ha una resa del 5%.
Spiegai che se in uno specchio d’acqua ci sono un centinaio di bei pescioni, ogni anno, lasciandone un bel centinaio, se ne possono pescare almeno mille, con una resa del 1000%.
Un pezzo d’oro messo in una cassaforte l’anno dopo invece rimane tale e quale.
Gli spiegai che con la tecnologia l’uomo ha inventato degli strumenti con i quali si può trasformare il vento, il sole, le onde e le correnti, in luce, forza e calore, trasportabili a distanza, con i quali dare energia a strumenti utilissimi.
Spiegai che con un pannello solare per secoli e secoli si può ottenere luce.
Una resa almeno del 100.000%.
Un litro di benzina invece quando è bruciato, è bruciato per sempre, con una resa vicino allo zero.
Spiegai che tagliando un ramo dell’albero si possono ottenere fibre vegetali all’infinito perchè il ramo ricresce con una resa del 10.000.000.000%.
Se invece tagli l’albero e non ne semini un altro, la resa è sottozero, perchè i benefici ottenuti dal suo legno non potranno mai ripagare la perdita di quell’albero.
Perchè il cielo è scientificamente provato che venga sorretto dagli alberi.
Tagliando gli alberi si mettono in moto una serie di devastanti cambiamenti climatici e di fatto il cielo cadrebbe sulla terra schiacciando tutto e tutti, compresi gli esseri umani e quindi tutto finirebbe e moriremmo tutti e non ci sarebbe più un oggi, un ieri o un domani.
“Non ci sarà mai più nessun tipo di sviluppo e di economia. E non basterà correre il più forte possibile perchè quando finisce tutto, tutto finisce e non c’è più il tempo neanche per scappare”.
Quando tutto finisce non c’è più il passato, il presente ed il futuro.
Per l’amore invece ci vuole tanto passato, tanto presente e tanto futuro e se non c’è più il tempo per amare, non ci può più essere neanche l’amore e perciò mi girai verso il mondo e gridai:
“Perfavore, se stai ascoltando questo discorso, se per caso stai tagliando un albero della foresta, smetti immediatamente!
Stacca un ramo, staccane due, pefavore, ma non tagliare tutto l’albero.
Se tagli un ramo e torni l’anno venturo ne ritrovi un altro.
Se tagli l’albero non c’è più nulla fra la terra ed il cielo, non c’è più nulla che tenga alzato il cielo sulle nostre teste.
Se tagli gli alberi il cielo ti casca sulla testa e moriamo tutti: vuol dire che non ci sarà mai più un ieri, un oggi ed un domani e non ci sarà mai più amore. Per nessuno, neanche per te!
Se proprio devi tagliare un albero, metti un seme e vedrai che ne crescerà un altro”.
Applaudirono, mi baciarono, mi abbracciarono, mi strinsero le mani alcuni si misero a piangere e trasformarono la laurea ad honorem in laurea a piena voti.
L’anno della biomassa