E’ colpa delle sei bamboline voodoo, lo so. Non può essere diversamente.
“You know, sir, there are thunderstorms over the Atlanta area, all flights are delayed or canceled“. Vabbeh.
Si parte da Nawlins con centocinquanta minuti di ritardo. Si arriva ad Elena (pronuncia locale per Atlanta, accento sulla seconda “e”) con centosettanta, si prende la metropolitana interna dell’aeroporto, si corre come Michael Johnson per arrivare al gate giusto, e ci si sente dire che l’aereo per Milano ha appena chiuso le porte e il capitano non intende far salire a bordo i ritardatari. Vabbeh.
Uffici Delta, si organizza il cambio di volo. “Try with Newark, sir, if you are on time you then have forty minutes to catch your plane to Malen [pronuncia locale per Milano, accento sulla “e”]”. Si va al gate segnalato, per constatare che, nell’arco di dieci minuti, si è già avuto il primo spostamento ed il primo ritardo di cinquanta minuti. I cinquanta minuti diventano ottanta, e poi centoquaranta. La coincidenza con Milano è persa. Vabbeh.
Uffici Delta, si organizza un nuovo cambio di volo. “Don’t worry for your baggage, sir, get the plane for Paris, there you get your plane to Malen [vedi sopra] and there you’ll find your baggage“. Due ore di attesa supplementare, poi si vola per Parigi. Nuovo check-in, per trovare, senza sorpresa alcuna, che il volo per Milano ha novanta minuti di ritardo. Vabbeh.
Il baggage? Disperso, no?
Le bamboline voodoo, accidenti a me, è colpa loro. Adesso sono in giro per il mondo, dentro la mia valigia, e chissà quali danni stanno combinando.
Update: la valigia, attualmente, sta in quel di Newark (per il motivo: vedi sopra). Le bambole hanno indossato le Converse gialle, loro compagne di viaggio, ed hanno accennato un sabba. Sta nascendo un caso diplomatico. Io aspetto di riabbracciare tutto e tutti tra un paio di giorni.