Voodoo
E’ colpa delle sei bamboline voodoo, lo so. Non può essere diversamente.
“You know, sir, there are thunderstorms over the Atlanta area, all flights are delayed or canceled“. Vabbeh.
Si parte da Nawlins con centocinquanta minuti di ritardo. Si arriva ad Elena (pronuncia locale per Atlanta, accento sulla seconda “e”) con centosettanta, si prende la metropolitana interna dell’aeroporto, si corre come Michael Johnson per arrivare al gate giusto, e ci si sente dire che l’aereo per Milano ha appena chiuso le porte e il capitano non intende far salire a bordo i ritardatari. Vabbeh.
Uffici Delta, si organizza il cambio di volo. “Try with Newark, sir, if you are on time you then have forty minutes to catch your plane to Malen [pronuncia locale per Milano, accento sulla “e”]”. Si va al gate segnalato, per constatare che, nell’arco di dieci minuti, si è già avuto il primo spostamento ed il primo ritardo di cinquanta minuti. I cinquanta minuti diventano ottanta, e poi centoquaranta. La coincidenza con Milano è persa. Vabbeh.
Uffici Delta, si organizza un nuovo cambio di volo. “Don’t worry for your baggage, sir, get the plane for Paris, there you get your plane to Malen [vedi sopra] and there you’ll find your baggage“. Due ore di attesa supplementare, poi si vola per Parigi. Nuovo check-in, per trovare, senza sorpresa alcuna, che il volo per Milano ha novanta minuti di ritardo. Vabbeh.
Il baggage? Disperso, no?
Le bamboline voodoo, accidenti a me, è colpa loro. Adesso sono in giro per il mondo, dentro la mia valigia, e chissà quali danni stanno combinando.
Update: la valigia, attualmente, sta in quel di Newark (per il motivo: vedi sopra). Le bambole hanno indossato le Converse gialle, loro compagne di viaggio, ed hanno accennato un sabba. Sta nascendo un caso diplomatico. Io aspetto di riabbracciare tutto e tutti tra un paio di giorni.
October 21st, 2004 at 14:34
poi dice che uno se li cerca, i guai.
Ma se l’hanno chiamata “sir”, sgnifica che la conoscono anche negli States.
Hat (che sarebbe chapeau, ma tant’è)
October 21st, 2004 at 15:30
Ma quante ne ha comprate??
E poi, se lei viaggia low cost, non se la prenda con me (faccine a go-go).
October 21st, 2004 at 15:34
Bambina: low cost? Milano – Nawlins? Lasci perdere, vah.
Comunque, ho ricevuto un’ordinazione per cinque bambole. Quella per lei è un regalo (metto le mani avanti, perchè è brutta assai: apprezzi il pensiero, la prego).
October 21st, 2004 at 16:17
Non sono brutta, è quella stronza della Séverine che mi descrive così.
October 21st, 2004 at 16:31
Ah, sei qui? Fila subito a casa, altrimenti niente bambolina.
La perdoni, Sir. Mi potrebbe illuminare su Poydras Street?
October 21st, 2004 at 16:49
Seve, sia clemente (mai pensato di consultare qualche specialista in personalità dissociate? No?).
Dunque, Poydras Street taglia downtown da nord a sud, da Riverwalk, cioè il lungo Mississippi, fin verso il Louisiana Superdome o giù di lì. Strada molto larga, grandi alberghi, ristoranti. Del cinema che io e lei conosciamo, nessuna traccia – ma non l’ho percorsa tutta. Mezzo chilometro a ovest, il French Quarter, con le sue case d’epoca, le blues band, le pinas coladas e le signore che fanno commercio delle proprie grazie (va bene, come giro di parole?). Mezzo chilometro a est, il Warehouse District, con le fabbriche, gli operai, il D-Day Museum, il Museo della Confederazione, il monumento al Generale Lee. Pensandoci bene, Poydras Street è una metafora, lei che ne dice?
October 23rd, 2004 at 19:35
Mi sembra che tra lei ed i bagagli in trasferta ci sia una certa tendenza a prendere strade diverse… le era già capitato, se non ricordo male (portafoglio a parte).
La prossima volta le converse le compri rosse. E poi ci sbatta i tacchi, stile Dorothy e dica… “A casa!”. Vedrà che funziona…
October 24th, 2004 at 13:32
Più Acheronte che Bayou, insomma.