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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
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    11/07/2005

    I figli dell’Actors Studio

    Filed under: — JE6 @ 17:40

    EmmeBi si chiede, con labronico aplomb, ma dove cazzo sta scritto che ogni qual volta si consumi una tragedia (omicidio, suicidio, stupro ecc) in un appartamento, l’operatore debba indugiare, in campo stretto per circa cinque secondi, sul citofono del condominio ove è sito l’appartamento luogo del misfatto? Che senso ha?
    MB, che senso ha non lo so. Ma io sono ancora più stupefatto vedendo quanti sono (tanti, maledizione, tanti) quelli che, dopo essere stati vittime di una tragedia (omicidio, suicidio, stupro) si offrono alle telecamere. Ciglio asciutto, voce ferma. Un popolo di figli dell’Actors Studio.

    Il prezzo è giusto?

    Filed under: — JE6 @ 11:13

    Mi sono accorto che la mela che stavo per addentare viene dal Cile. E costa come la mela che non ho comprato, provenienza Val di Non. Dov’è l’errore, mi chiedo? Perchè uno dei due prezzi è sbagliato, vero? Vero?

    Rinunce

    Filed under: — JE6 @ 11:10

    Regolarmente, dopo un qualsiasi atto terroristico di una qualche gravità, arriva la richiesta di aumentare quantità, qualità e durata dei controlli sulle comunicazioni interpersonali: e-mail, telefonate, fax, sms e così via.
    Ogni volta, la domanda che ci viene veramente posta è molto semplice: a quanta libertà sei disposto a rinunciare, in cambio di una maggiore sicurezza?
    Io, sinceramente, non so cosa rispondere. L’idea che qualcuno tenga traccia delle mie comunicazioni – private o professionali, poco cambia – mi disturba; peraltro, mi dico, se questo dovesse impedire a qualcuno di farmi saltare in aria mentre sto percorrendo la tratta Molino Dorino – Cadorna FN, sarebbe un sacrificio accettabile, come il denudarsi in pubblico per prendere un aereo (chi conosce gli aeroporti americani sa di cosa parlo).
    Ma: la rinuncia che ci si chiede, porterebbe realmente un beneficio? Non sono abbastanza esperto in materia: a pelle, direi che questo sarebbe molto modesto, ma magari mi sbaglio. E poi: la rinuncia di cui si parla non è soltanto quella più evidente, la rinuncia a che un invito a cena o l’invio di un curriculum sia soltanto un affare che riguarda il sottoscritto e il destinatario del mio messaggio; è molto di più, è la rinuncia al mio, al nostro modo di vivere. E mi chiedo se rinunciarvi non sia già un altro modo di morire.
    Repubblica.it