Senza allarmismi
“Diciamo che, senza allarmismi, l’Italia è a rischio”.
Ora, poniamo che quanto dichiarato ieri dal capo del Sismi sia vero (e immagino che lo sia, anzi: non ho nessun dubbio). Mi chiedo se c’è bisogno di gridare ai quattro venti che siamo in pericolo, con il solo, unico risultato di aumentare la paura di tanta gente che ogni giorno sale sui treni pendolari, prende l’aereo per Roma, scende nelle stazioni della metropolitana, si pigia negli ascensori dei grattacieli e, insomma, fa le cose che deve fare per vivere. A cosa serve?
Repubblica.it
July 15th, 2005 at 09:43
Nel caso opposto: “ci stanno nascondendo la realtà”…
July 15th, 2005 at 10:47
Apelle non ha tutti i torti. Vengo e mi spiego: il “rischio” di per sé, se esiste (ed esiste sempre, usiamo la vecchia definizione R = P * D, ovvero rischio = probabilità dell’evento * danno derivato dall’evento), secondo me va qualificato e quantificato. Il Regno Unito ha reagito come abbiamo visto anche per la consapevolezza acquisita del rischio stesso. Il come i rischi vengano divulgati è comunque affrontato mpoco e male, con semplici esempi e confronti si metterebbero le persone in grado di ragionare da sole su rischi, conseguenze, strategie. E i mass media, dove la cultura tecnica di maneggiabilità del rischio, qualunque esso sia, scarseggia, non aiutano.
Naturalmente non voglio sminuire l’impatto emotivo, lo “scandalo”, che gli atti terroristici indiscriminati suscitano in noi. Ma riconfigurarli, ragionarci su, è proprio ciò che i terroristi paventano: essere considerati non più dei demoni, ma dei nemici che si possonoi dimensionare e sconfiggere. La discussione su Webgol per esempio sta andando nella direzione giusta, quella del “capire cosa accade”. Scusate la prolissità.
July 15th, 2005 at 11:14
Anche se non l’avesse proclamato il Sismi diciamo che in qualche maniera ci si poteva anche arrivare da soli (su ogni treno, in questi giorni, non si sente che dire “la prossima sarà l’Italia”) .
A parte questo, sono convinta che questo tipo di dichiarazioni servano solo a poter dire, dopo, che loro avevano avvertito, non erano stati colti impreparati, insomma il loro dovere l’avevan fatto.
July 15th, 2005 at 11:21
Allora occorre fare qualche distinguo. Un conto è ricordare a tutti che siamo sotto tiro (non ce n’è bisogno, come scrive Sphera, ma comunque non fa male) accompagnando il reminder con, chiamiamole così, le istruzioni per l’uso: di cosa ci si deve insospettire, cosa fare in caso di attentati (a meno che non si sia tra i deceduti, ovvio), cose del genere. Un po’ come capita quando si sale sull’aereo, e la hostess, spiegandoci come usare il salvagente e dove sono le uscite di sicurezza, ci ricorda che l’aereo potrebbe cadere.
Altro, invece, è dire “ci sono cellule islamiche pronte a colpire”, e stop. Con il solo risultato, ripeto, di aumentare la paura; anzi, dimenticavo il risultato secondario ma non meno importante, che è la criminalizzazione di ogni uomo o donna di religione mussulmana che si trovi a girare per le strade del nostro paese.
July 15th, 2005 at 12:22
Tra l’altro, leggevo che sarà intensificata la frequenza delle esercitazioni per le emergenze in treni e metrò.
A parte che non era chiaro se fossero esercitazioni per le forze di sicurezza o per gli utenti, ma in venticinque anni che prendo treni e metrò ogni giorno, più volte al giorno, non ne ho mai vista una, di esercitazione. Magari le han fatte un po’ di nascosto, per non spaventarci.
Comunque, da utente, non mi sento affatto esercitata.
July 15th, 2005 at 12:27
Sir, lei in questi giorni esprime i miei pensieri in modo estremamente comodo. Aggiungo solo che Scaparro ricordava sul Corriere che, invece di dirci di “fare attenzione” (a cosa??) sarebbe opportuna qualche indicazione su come comportarsi in caso di evacuazione e simili.
July 15th, 2005 at 12:32
Ovviamente volevo dire “anche scaparro ricordava che”.
Il brutto è che questi continui richiami mi sembrano andare esattamente nella direzione voluta dai terroristi, cioè farci vivere in un costante stato di insicurezza (se va bene) e di panico (se va male).
Per dire, quando non vengo in bici in ufficio io e mio marito andiamo insieme al metrò, lui prende a destra per Cadorna, io a sinistra per Bovisa (il passante). Da qualche giorno evito: a ogni passo penso “e se adesso sento un’esplosione, che faccio?”. (non che se capitasse mentre sono in bici sarebbe diverso, ovviamente)
Mi sembra una sconfitta, ho paura e mi sento sconfitta. Devo andare a Roma in treno e eviterei, devo andare a Torino in treno e eviterei, è quello che vogliono.
July 15th, 2005 at 13:10
Dire “siamo a rischio” è anche un’ottima giustificazione per poter legiferare contro l’immigrazione.
July 16th, 2005 at 20:39
Sir, che vuole che sia l’essere a rischio per un paese dove un intero decennio a cavallo dei settanta e’ passato tra bombette che scoppiavano in maniera assolutamente casuale in banche, treni e stazioni.
C’e’ che l’Italia e’ diventata un paese di borghesi.
July 18th, 2005 at 12:04
Ja, temo che lei abbia più di una ragione.