Finalmente è finita (forse)
Arrivammo a Dachau in una giornata di agosto grigia e afosa, tanto da togliere il respiro. Poi questo se ne andò del tutto, e il sudore prese a scenderci in rivoli freddi dalle spalle quando vedemmo i forni e le fotografie e le ciocche di capelli e gli zoccoli e le divise a righe.
A Mauthausen il tempo era bello, ma quando vedemmo i tavoli dell’obitorio e la scala della morte il mondo sembrò incupirsi, lasciandoci senza parole di fronte a qualcosa che sembrava tanto più grande di noi e invece era dentro di noi.
Simon Wiesenthal è morto. Spero solo che, dovunque si trovi ora, abbia un po’ di pace.