Leggo, chez Giuseppe Granieri, un post colmo di auspici sullo sviluppo “culturale” della classe dirigente italiana.
Scrive Giuseppe: “Nei Paesi in cui esiste una comprensione del mondo a livello politico…“, e, più in là: “Abbiamo bisogno di una classe dirigente più giovane, più colta (…) e più collegata con la realtà“.
Non dubito che Giuseppe abbia ragione. E’ di questo (non solo, ma anche) che abbiamo bisogno. Ma non posso fare a meno di notare che il sottinteso del suo ragionamento è “in molti altri paesi, invece“. Sarà.
Però: non più tardi di venerdì scorso mi è capitato di partecipare ad una riunione di lobbysti, in presenza di un pezzo grosso della Commissione Europea. Ho ascoltato una quantità di aneddoti e retroscena molto illuminanti sui metodi di determinazione di un buon numero di scelte politiche dei singoli stati e della cosiddetta Europa, tutti riassumibili in un vecchio proverbio lombardo, che, tradotto, suona più o meno così: chi grida più forte, si prende la vacca.
Dietro progetti apparentemente illuminati molto spesso stanno, semplicemente, lobby più forti di altre; il primo ministro “giovane e collegato con la realtà” è spesso eterodiretto, e rimane la sensazione che al singolo cittadino (il Giuseppe della situazione) non rimanga che augurarsi che i migliori urlatori siano anche coloro che – nel nome del loro specifico interesse – riusciranno a fare (un po’) l’interesse di molti loro concittadini.
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