Si stava meglio quando si stava meglio
Per motivi troppo lunghi da spiegare, ho passato il pomeriggio di sabato a compulsare il Corriere della Sera del dicembre 1976 e del gennaio 1977.
Ora, con tutto il male che posso pensare dei grami tempi odierni, dopo quella lettura non posso proprio spingermi a rimpiangere quell’epoca, come fa chi, ad esempio, dice “Sì, d’accordo, Andreotti non sarà stato uno stinco di santo, ma quando c’era lui…”: rapimenti in serie, evasioni idem, poliziotti-magistrati-carabinieri-terroristi fatti secchi un giorno dopo l’altro, la diossina di Seveso, il supercanone per la televisione a colori, il pretore che ordina indagini perchè pensa che i nuovi televisori (a colori, appunto) emettono radiazioni pericolose, la DC che “impone” ad Andreotti un tetto massimo dell’inflazione fissato al 16%, il concreto timore di un razionamento della carne. Io, di tutto questo, ricordavo poco. E voi?
March 20th, 2006 at 10:07
via, “quando c’era lui” si diceva di un altro (ma lei è troppo giovane)
March 20th, 2006 at 11:04
Anche questo è colpa della generazione del ’68, che da vent’anni ci fa credere che gli anni ’70 erano il migliore dei mondi possibili perché loro erano giovani e belli.
March 20th, 2006 at 13:56
Questo tipo di rassegna andrebbe fatta più spesso, non ricordavo il tetto massimo dell’inflazione….
L.
March 20th, 2006 at 14:50
avevo tre anni, via.
March 20th, 2006 at 15:02
Cara, io ne avevo dieci (e quindi lei oggi dovrebbe avvertire, leggendomi, il fascino dello splendido quarantenne) – ma ciò nonostante non ricordavo un granchè. Ammetto che, oltre al poco piacevole motivo personale che mi ha portato a passare quei microfilm, leggere dei timori di un razionamento della carne mi ha fatto una certa impressione (di omicidi e inflazione, invece, sapevo purtroppo già abbastanza).
March 20th, 2006 at 17:06
Io ricordo bene. Sì, dovrei scriverne. Tempi orribili, semplicemente.
March 20th, 2006 at 20:37
Io non c’ero: ho l’alibi! 😛
March 21st, 2006 at 10:21
c’erano anche i miniassegni, emessi per via di una crisi degli spiccioli. che poi si sarebbe risolta da tempo, ma è ancor oggi radicata nella memoria genetica (a Roma, nella classifica delle frasi più usate dai venditori, “checcià spicci?” se la batte solo con “diga”.
March 21st, 2006 at 10:35
Vero, c’erano anche quelli. Ho letto un articolo o due sull’argomento, con banche e commercianti che assicuravano che era tutto in regola. Che tempi.
March 21st, 2006 at 10:45
…e il razionamento di zucchero e sale, e le biciclette perché la benzina non c’era, erano tempi di austerity. Solo che sembrava tutto così normale. Quanto un aumento delle sigarette ora, più o meno. 😉
March 21st, 2006 at 10:49
io i miniassegni ce li ho ancora (diavolo, è talmente difficile smerciarli)
March 22nd, 2006 at 17:11
uh. Io ricordo le mollette sulla canna della bici a far le marce. Ho provato a spiegarlo a mio figlio. Mi ha chiesto “perchè?”. Non ho saputo dar risposta.
Ah, io adoro i quarantenni, tanto per buttarla li.