Meo amigo
Capita (spesso? boh) anche a me: scrivere una critica nella quale si sostiene che il tale ha detto/fatto/scritto/cantato una fesseria epocale, e tentare di addolcire la pillola sottolineando ogni due frasi che il tale è un amico.
Per dire, Christian Rocca ritiene che Daniele Capezzone sia un cialtrone pro-tempore (almeno limitatamente alla questione di ciò che i radicali sponda-Capezzone pensano della posizione olandese sull’eutanasia infantile). Lo scrive, portando a sostegno della sua argomentazione la lettura e interpretazione del protocollo di Groeningen. Al tempo stesso, sente il bisogno di mettere nero su bianco: “nelle mie primarie ideali, sceglierei sempre e comunque Capezzone” – “i miei amici radicali” (due volte) – “ho ascoltato il mio amico Daniele a Radio radicale”.
Lo so, è un dettaglio, una quisquilia, una pinzillacchera. Ma se Rocca e Capezzone sono davvero amici, c’è davvero bisogno di scriverlo per giustificare il fatto di non trovarsi d’accordo?
Camillo
March 27th, 2006 at 15:10
mi spiace per il sor Camillo ma questo ci riporta alla tradizione Dc di riferirsi anche nelle contese più spietate all’amico Ciriaco, l’amico Arnaldo, l’amico Antonio, l’amico Salvo, l’amico Vito etc…
March 27th, 2006 at 16:44
“Amico” era il termine quasi ufficiale con cui si definivano i democristiani fra loro, come “compagno” per i comunisti.