Il bello della vecchiaia
“Contro i perpetui“ di Ivan Scalfarotto ti accompagna per un lasso di tempo ancora più breve, diciamo da Madrid a Barcellona, a farla lunga. Ma si sa, never judge a book by its cover – or by its length.
E’ difficile non essere d’accordo con molte sue posizioni, che sono di mero buon senso; questa, ad esempio: un paese senza giovani è un paese senza futuro.
Però.
Secondo Scalfarotto, i Perpetui (la classe dirigente over cinquanta) non se ne vanno, tengono un’intera generazione in anticamera. E tra le molte ricadute negative di questo riprovevole comportamento, c’è anche il fatto che la «classe creativa» fugge all’estero o si logora in interminabili gavette.
Ora, pensare che chi ha raggiunto (per meriti o per cooptazione) un certo ruolo di potere decida autonomamente di lasciarlo per sopraggiunti limiti di età, invitando la generazione che segue a prendere il suo posto, è un desiderio piuttosto naive, soprattutto in un’epoca in cui, almeno da un punto di vista fisico, si diventa vecchi davvero molto tardi. E io non credo che Scalfarotto sia naive.
Quindi, si suppone che stia alle giovani e scalpitanti generazioni darsi da fare per scalzare, con le buone o con le cattive, i barbogi che occupano da decenni le cosiddette stanze dei bottoni. Ma, evidentemente, questo non avviene. Certo, per le resistenze dei barbogi di cui sopra. Ma anche per altri motivi. I nostri genitori, e i nostri nonni prima di loro, messi di fronte alle impellenti necessità della vita e spinti dal loro desiderio di una vita migliore, si sono imbarcati sui più improbabili piroscafi e sui treni più scalcinati, e se ne sono andati a milioni – in Argentina, negli Stati Uniti, in Belgio, a Milano e a Torino. E gli Andreotti e i Ciampi, sessant’anni fa, si sono imposti come classe dirigente, a volte affiancando ma più spesso sostituendo i barbogi dell’epoca.
Dove voglio arrivare? Al fatto che i giovani di questo paese, nella grande maggioranza, non stanno bene, no; ma non stanno abbastanza male da fare la rivoluzione che Scalfarotto pare augurarsi ma per la realizzazione della quale non sa dare idee e consigli pratici. Così, aspettano il loro tempo, che prima o poi verrà: l’Italia non è un bel posto per essere giovani, ma ci si invecchia da dio.
Il Saggiatore