Riposati, Carlo
Io non ho mai avuto l’impressione che Carlo Azeglio Ciampi fosse uno squalo assetato di potere o l’equivalente labronico del Patriarca di Marquez. L’ho sempre visto come un uomo molto serio e molto capace, che grazie alle sue doti e a particolari avvenimenti storici è arrivato ad essere Governatore della Banca d’Italia, Presidente del consiglio e Presidente della Repubblica.
Ora, l’uomo ha ottantacinque (85) anni. Faccio fatica a credere che desideri arrivare all’età di 92 passando altri sette anni a firmare o respingere leggi, a fare il giro delle centotre province, a proclamare appelli per l’unità nazionale e contro il pessimismo cosmico che ormai ci contraddistingue nel mondo intero. Faccio fatica a credere che voglia continuare a fare la vita che sta facendo.
Io, al posto suo, chiamerei i due PresDelCons (l’ex e il prossimo) e gli direi: sentite, pischelli, io sono stanco. Lasciatemi perdere, cercatevene un altro. Non fatemi fare la fine del Papa, quello di prima. Fatemi godere la bisnipote, le partite in televisione, i maglioni e le scarpe comode. E poi, non pensate che se dopo sette anni non riuscite a trovare un’altra persona che va bene per ‘sto mestiere, siete messi molto peggio di quanto non crediate di essere?