Gruesse aus Frankfurt – 10. Bellezze
Prima o poi, bisognerà fare un discorso serio su questo mito della bellezza del Belpaese (l’Italia, zucconi). Che è bello, certo: però è bello di una bellezza non più nostra, di mille o duemila anni fa, che alla maggior parte di noi non dice più nulla, e infatti lo trattiamo da schifo. Da queste parti avranno anche meno storia (non è vero, ma facciamo finta che), ma c’è un rispetto e una cura per i luoghi che è rispetto e cura per se stessi. Non parlo solo dei palazzi, delle chiese, dei monumenti, delle stazioni. Parlo anche di cose piccole ma non banali come i cartelli stradali; che fanno parte dell’arredo urbano, per chi non se ne fosse accorto, e sono puliti, chiari, tenuti dritti. O gli uffici postali, gialli come quelli di Poste Italiane, ma lindi, con le cose tenute in ordine, gli spazi lasciati liberi e vivibili. O gli avvisi, quelli che si mettono sulle porte non funzionanti della metropolitana (ma certo che capita), scritti in modo chiaro, leggibile, anche piacevole alla vista. O il fatto di avere un negozio di frutta e verdura (bello, e molto utile, se ci si pensa appena un po’) proprio davanti alle scale mobili della Schnellbahn. Noi, invece, stiamo dietro alle cazzatelle della moda, al mito dell’italiano vestito bene (non è vero, guardatevi in giro, non è vero e prima lo si ammetterà meglio sarà per tutti – o quasi), ai lasciti di Napoleone e Numa Pompilio. La bellezza è ciò che ti fa vivere bene, con piacere – e tu guarda, a me sembra che i tedeschi vivano in una nazione più bella della nostra.