Come prima, più di prima (ti amerò?)
Ieri sera ascoltavo un gruppo di maschi adulti commentare la giornata calcistica (1). Le solite cose: quello è un paracarro, il centrocampo non tiene, come ha fatto a non vedere quel fuorigioco, eccetera. Come se nulla fosse, come se Moggi, Pairetto, Bergamo, Galliani, Della Valle, come se le retrocessioni, i processi farlocchi, gli arbitri compiacenti, i sorteggi pilotati, le vergini in grisaglia, come se tutto questo non fosse mai esistito – come se in due mesi tutto e tutti fossero passati attraverso la Grande Catarsi Estiva.
E’ stata l’ennesima e non necessaria conferma del fatto che – come già qui si scriveva qualche tempo fa – alla gente, in fondo, (non) gliene importa nulla del fatto che una gara sia truccata, che un atleta sia pieno di steroidi da scoppiare: quello che conta è che sia una bella gara, che l’atleta tiri più forte, salti più in alto, corra più veloce. Come e perchè, sembra essere un dettaglio trascurabile.
Repubblica.it, Squonk
(1) Il titolare, qui, vista la sua “fede” juventina, ha pensato bene di tenersi ai margini della discussione, iniziando ad apprezzare i vantaggi della propria nuova condizione di paria del tifo.