Smacchiatore Michelangelo
Più passa il tempo, più vado (o torno) in città oltre confine, più mi convinco che noi italiani siamo vittime del pazzesco splendore del nostro passato. E’ come se il Colosseo, gli Uffizi, San Marco, il Castello Sforzesco, il Maschio Angioino, Michelangelo e Tiziano e Leonardo e il Canaletto e Piero della Francesca fossero gli smacchiatori delle brutture e delle sciatterie che ci circondano e che ogni giorno contribuiamo fattivamente a rendere ancora più brutte e più sciatte.
Alla fine, credo che sia bello ciò che ci rende bella e piacevole la vita. Pensate alle fermate della metro, oppure agli aeroporti di Milano o di Roma. Il grigiume diffuso, la povertà degli arredamenti, la mancanza di una qualsiasi idea minimamente brillante per attirare l’attenzione dei passeggeri. Pensate a tante (non tutte, certo) le fermate della metro di Parigi, di Londra, di Madrid: i mosaici, le decorazioni ad hoc legate alla piazza soprastante, le mostre di quadri o fotografie. In questi giorni, tutti i vagoni della metro di Madrid hanno almeno un piccolo manifesto che riporta una poesia o un racconto. E’ una sciocchezza, ma penso che – anche in modo un po’ subliminale – alzare gli occhi dalla free press e leggere una frase di Rilke o una poesia dedicata a New York può renderti, come dire, migliore.
Noi, invece, nulla. Che ci frega, tanto noi abbiamo la Fontana di Trevi e il Duomo, e poco importa che magari passiamo sei mesi senza passarci davanti per bearci del loro splendore.