Greetings from San Francisco – 10. The Rock
Costeggiando il mare, puoi non vedere il Golden Gate, o il Bay Bridge, o la Coit Tower, ma Alcatraz la vedi sempre. E allora, la devi vedere davvero, devi salire sul ferry come fanno un milione e mezzo di persone ogni anno a diciannove dollari a persona, morire di freddo per i venti minuti che ci vogliono ad arrivare partendo dal Pier 33 e mettere i piedi su questa isoletta davanti al cartello State Penitentiary.
La prigione non fa impressione: d’accordo, le celle nelle quali entri e sei preso da un attacco di claustrofobia, The Hole con le sue celle di isolamento, la Gun Gallery dove i secondini appendevano ad un gancio le chiavi per non rischiare che queste venissero rubate in una rivolta, tutto questo e i ricordi di cento film ambientati nella “Rock” (peraltro, c’è un solo film realmente girato on site, Fuga da Alcatraz: il resto no, e ammetterete che la cosa fa perdere molta poesia), però, se uno è stato a Dachau e Mauthausen non può farsi venire il groppo in gola ad Alcatraz.
Ma The Rock ha una cosa veramente terribile, che non sta dentro nella prigione, ma fuori. Perchè dalle celle guardi fuori, fuori dai finestroni enormi, oggi impolverati, rugginosi e pieni di ragnatele, guardi fuori e vedi uno dei posti più belli del mondo, una delle città più belle del mondo, vedi il ponte rosso, vedi il tramonto scendere sulla baia, e se il vento tira nella direzione giusta senti i suoni e le risate e i clacson di Fisherman’s Wharf. Era quella la tortura, a pensarci bene.
October 17th, 2006 at 18:54
Sì, quella dev’essere stata un’autentica tortura. E delle più terribili, pure.
October 18th, 2006 at 19:39
Anche per uno che vive a Milano, suppongo 🙂