Il grande pregio degli storici è quello, in fondo, di presentarti in tavola la pappa pronta. Hanno studiato, hanno scavato, hanno letto e confrontato, e il risultato dei loro sforzi sta lì: trecento anni in trecento pagine. Con un inizio e una fine, e una logica che lega gli eventi; azione, reazione, causa, effetto. E’ rassicurante, a ben vedere, come un film con John Wayne: capisci che cosa succede, così ti puoi permettere di schierarti, non importa se con gli indiani o con le giubbe blu.
Invece, il quotidiano, l’hic et nunc è una specie di continua proiezione dei Soliti Sospetti, la pura rappresentazione della teoria del caos, di fronte alla quale lo spettatore (che, peraltro, del caos medesimo è anche protagonista) ha due possibilità: prendere fortemente posizione, sapendo di sbagliare perchè il-mondo-non-è-in-bianco-e-nero, oppure sforzarsi un po’ e poi alzare le mani ammettendo onestamente: ragazzi, non ci capisco un cazzo.
Prendi le storie e i punti di vista raccontati in questo post di Petunias’: la descrizione dell’Attila della cultura italiana – quello che ha ucciso Eduardo de Filippo schiacciandogli la testa fra le tette di Tinì Cansino – che però è anche l’unico che paga gli stipendi e, udite udite, i contributi previdenziali. E la descrizione di coloro che la cultura la creano e la divulgano davvero ma ti affamano come neanche la Thatcher con i minatori. Insomma, come ne vieni fuori, se non tirandotene fuori? C’è un’altra soluzione?
ThePetunias’