Non so voi, ma io sono un fan del virgolettato carcerario. Parlo dei resoconti delle visite che parlamentari e consiglieri regionali e soggetti istituzionali di vario genere fanno a questo o quel detenuto: un genere che è surrealtà allo stato puro. In primo luogo perchè, a quanto mi risulta, a queste visite non è ammessa la partecipazione dei giornalisti – e quindi non si capisce a che titolo vengono usate le virgolette. Ma non è tutto, anzi. Io sono seriamente convinto che i quotidiani paghino degli sceneggiatori per scrivere i dialoghi, che sono un concentrato di congiuntivi corretti, congiunzioni appropriate, incisi efficaci e concetti nobili – insomma, il massimo dell’implausibilità: se vi è capitato di assistere all’intervista che quelli delle Iene hanno fatto a Fabrizio Corona, non potete credere che frasi come “lo champagne non mi manca per niente. Anzi so che quest’esperienza, seppure dolorosa, alla fine mi farà bene. Il carcere in qualche modo t’insegna a vivere. E’ un bagno d’umiltà. Una prova che quasi quasi dovrebbero fare tutti” siano uscite dalla stessa bocca. A meno che non sia proprio vero che il carcere rieduca, e allora magari ha proprio ragione Corona, e dovremmo pensare tutti a un week-end a San Vittore.