C’è questo verbo inglese, to stroll, che non c’entra nulla con Oltremanica, ma che è perfetto per Madrid. Letteralmente significa “andare a zonzo, girovagare”. Che rende il senso, ma fino a un certo punto. Delle molte città che ho visto, in questi anni, non ce n’è una (con la sola eccezione – forse – di Barcellona: e il fatto che si tratti di un’altra città spagnola qualcosa vorrà pur dire) nella quale si riesca a provare lo stesso gusto di camminare senza una meta, senza volere e dovere andare da qualche parte, con il solo gusto di essere per strada e in mezzo alla gente. Qui, semplicemente, perdersi, o deragliare, è un piacere, perchè ci si trova davanti a cervezerias improbabili popolate da vecchi gagà e anziane vestite a lutto, a negozi che vendono frutos secos che incassano in un anno quanto El Corte Inglès registra in dieci minuti, a punk solitari e latinas dal fisico da pornostar; e perdendosi un’altra volta si ritorna nelle zone più tradizionali, dove in una sera piovosa e fresca ci sono migliaia di indigeni di ogni età occupati a fare la cosa più sensata – strolling, nient’altro.