The time is gone, the song is over, thought I’d something more to say
[Post lungo e noioso; uomo avvisato, eccetera]
Chi di noi, quindi, coerentemente a quando chiede ricambio e competitività, è disposto, oggi, a sottoscrivere un patto che lo impegni, raggiunta l’età dei 60 anni, a lasciare o non accettare un ruolo di leadership (cariche primarie della politica e dell’economia) continuando ad offrire il suo impegno nei ruoli di vice, di numero due, di saggio, di consulente o di qualsiasi altra posizione che consenta alla società di avvantaggiarsi e non disperdere la sua esperienza?
Il Sommo Marquez sostiene che la prima frase dice già moltissimo del libro che va ad aprire: il tono, lo stile, i contenuti. Posso non fidarmi di Gabito – nonostante la sua insana passione per Fidel Castro? No. E allora.
A me, in termini generali, del ricambio interessa poco. Non lo ritengo importante in sè: la gente, anche se lentamente, invecchia; e non mi risulta che siano state trovate soluzioni per l’immortalità. Quindi, presto o tardi, tutti siamo costretti a lasciare il posto ad altri.
La competitività è già più importante, ma non ci si deve sforzare molto per capire che non ha a che fare con il ricambio, bensì con la capacità e con la possibilità data alla capacità di esprimersi pienamente o quasi. Invece, siccome questo è un paese che ama innamorarsi dei massimi sistemi senza preoccuparsi delle fondamenta (il federalismo! il ponte sullo stretto! senza se e senza ma!), ecco l’infatuazione per una proposta che ha come unica ratio il mero valore della gioventù. Andando a compulsare l’elenco dei sottoscrittori della proposta medesima io ho l’impressione che gli unici davvero interessanti sono quelli realmente vicini al famigerato limite dei 60 anni: per intenderci, Luca Josi – “padre” dell’iniziativa – ha quarant’anni, il che significa che lascerà campo (semi)libero fra vent’anni. Venti. Anzi, nemmeno, visto che si scrive che il vero oggetto del Patto sono quei “dieci-quindici incarichi posti ai vertici della politica di un Paese” e quindi, se Josi non (ri)entrerà in politica e non diventerà Presidente del Consiglio il Patto che oggi lancia e invita a firmare non lo riguarderà in prima persona.
Annoia doverlo ripetere per l’ennesima volta: il problema non è l’età di chi occupa certe posizioni (che sono molte più delle dieci-quindici di cui sopra), ma la sua capacità e, ben più in generale, la concreta possibilità di emergere data a chi bravo lo è davvero, per motivi che non abbiano a che fare con il nepotismo, l’appartenenza, la cooptazione in cambio dell’obbedienza. Vogliamo fare qualche esempio? Allora, giusto per seguire l’onda dell’attualità (ahahaha), tra Craxi e Martelli io sceglierei ancora oggi l’originale, e non il giovane delfino. Brin e Page sono due sbarbati, ma quando c’è stato bisogno di rendere Google adulta si sono affidati a un signore che potrebbe essere tranquillamente loro padre. Apple, quando era nella palta, è andata a bussare a casa di uno che veste lupetto-jeans-sneakers, ma che non è proprio di primo pelo.
Si dirà: beh, da qualche parte bisogna pure iniziare. Forse. Forse il Patto Generazionale è meglio che niente (piuttost che nient, l’è mei piuttost). Io, che ho quarant’anni, so di essere contornato da un buon numero di sessantenni che mi auguro rimangano in pista il più a lungo possibile, perchè sono – semplicemente – più bravi di me, e pure del novantanovepercento dei trentenni nei quali mi imbatto per lavoro. E penso che la famosa competitività di cui alla prima riga trae molto maggior beneficio da uno solo dei punti dei lenzuoli di Bersani piuttosto che da belle iniziative di facciata, ideate da chi non ne ha bisogno e quindi fa bella figura. A gratis.
April 11th, 2007 at 11:02
Il valore della ggioventù è che poi passa. Credo che i tempi siano maturi per un bel sondaggio sul Corsera.
April 12th, 2007 at 12:24
Sottoscrivo. Meglio un bell’anziano che un brutto vecchio o peggio il gggiovane demente.
April 12th, 2007 at 16:17
Anch’io, da giovane, sto con i vecchi. Anzi tra Napolitano e D’Alema avrei mandato alla Farnesina il primo e sul Colle il secondo. Anzi no D’Alema io l’avrei escluso. Ci avrei mandato Andreotti. A Palazzo Chigi, Cossiga. Vi giuro che sono giovane.