Old-fashioned boy
Allora, proviamo a buttare il sasso nel laghetto – chè se scrivo “stagno” magari qualcuno se la prende.
Premessa: non sono ancora un BarCamper. Ne leggo meraviglie: Genova, Torino, Matera, e a risalire tutti o quasi gli altri che sono stati organizzati. Mi fido, e non vedo perchè non dovrei. Sinceramente, mi dispiace non esserci stato – insomma: rosico.
Però, fatta questa premessa, e allargando il discorso a molti altri ambiti (quello del marketing, ad esempio [1]): non è che siamo tutti diventati adepti/schiavi di idoli chiamati interattività, scambio, partecipazione? Per dire: conosco persone seriamente convinte che la formula del convegno/seminario (una presentazione PowerPoint, un umano che parla, altri umani che ascoltano) sia definitivamente morta e sepolta per il suo essere one-way, povera e noiosa. E io sono solo in parte d’accordo, perchè continuo a pensare che non c’è nulla di male nella comunicazione one-way, purchè chi parla abbia davvero qualcosa da dire e sappia come dirlo, e chi ascolta abbia tempo e voglia e interesse di farlo. E se anche il rapporto tra chi parla e chi ascolta è di uno a novantanove, chissenefrega.
[1] Mi piacerebbe, ad esempio, sapere come la pensano al riguardo Michele e Gianluca.
May 15th, 2007 at 13:03
Eccomi qua. Riflessione semplice semplice. Dato che il convegno/seminario vecchio stile continuerà ad esistere (con i suoi pregi e difetti) e difficilmente verrà spodestata, credo che sia cosa buona e giusta – nonchè un segno dei tempi che cambiano – fare un po’ di posto a nuove forme di convegni/seminari organizzati in modo diverso.
Siccome siamo in un’epoca di risorse scarse e di processi selvaggi di ottimizzazione, basta sostituire alla parola “convegno/seminario” la parola “famiglia” ed ecco bella e pronta la mia umile opinione sulla questione “dico/family day”.
May 15th, 2007 at 13:18
and girl, se lei permette …
E anche, in riferimento a un + old post, proprio le telenovelas si possono non seguire dall’inizio (io “un posto al sole” solo da tre anni, due sere su 5 in media, ma mi trovo bene =)
🙂
May 15th, 2007 at 13:35
Visto che sono di quelli convinti che “il convegno è morto, viva il convegno”, solo un chiarimento: il cuore del BarCamp non è l’interattività (che c’è, ma non è obbligata, per esempio al LitCamp ci sono state molte presentazioni e poche domande).
Quello che fa la differenza è che chiunque può parlare, mediato dalla facilita di (sociale) di alzarsi e andarsene, unito al fatto che il “fuori” (le chiacchiere) è interessante come il “dentro” (i convegni). Tutto questo spinge le persone ad autoselezionarsi (la pressione sociale è molto forte, da vivo ma anche online) e genera un risultato estremamente interessante e utile, di gran lunga superiore al convegno professionale, dove bene o male i relatori sono o sempre gli stessi oppure hanno cose interessanti da dire ma non le sanno dire oppure non hanno proprio niente da dire, perché raramente chi organizza cerca di soddisfare tutte e tre le condizioni (per motivi che conoscono bene chi organizza convegni, lavoro infame che ho fatto per due anni prima di mollare pensando “meglio morta”).
E’ questo che intendo quando auspico una contaminazione tra il formato del BarCamp e quello del convegno, non la “semplice” interattività che comunque è già presente, seppur spesso mortificata negli ultimi minuti.
May 15th, 2007 at 14:25
Quello del convegno/seminario è uno spunto, che può essere discusso per sè ma che può servire (e questa, in fondo, era la mia intenzione) per parlare di altro – di un atteggiamento diffuso. Le considerazioni della Maestrina e di EmmeBi sono sensate, fondate, condivisibili; a me rimane la sensazione che in tanti si siano dimenticati quanto è bello e utile stare ad ascoltare senza proferire verbo – purchè chi parla abbia qualcosa di bello e utile da dire (si capisce che, ad esempio, non posso soffrire le trasmissioni “fatte dal pubblico”?)
May 15th, 2007 at 14:42
Non so, non condivido questa sensazione. Secondo me confondi le lamentele su chi non ha qualcosa di bello e utile da dire con le lamentele sul formato.
Il punto è che raramente ci sono relatori interessanti, non che non avremmo voglia di starli a sentire se lo fossero.
May 15th, 2007 at 14:52
Hm. Può essere. Più probabilmente – ed ecco il terzista che, inarrestabile, prorompe – la verità sta nel mezzo tra il suo bicchiere mezzo pieno e il mio bicchiere mezzo vuoto (un bicchiere a metà, e morta lì).
May 15th, 2007 at 22:57
urca, che chiamata in correo 🙂
io ho visto (e partecipato addirittura con presentazione a) solo un barcamp, e molti -troppi- convegni old style. In genere a questi non vado più.
Come dice Michele, siamo ben lontani dalla morte dei convegni, ma, sentendo esperienze aziendali in giro, qualcosa dal format barcamp ha iniziato a contaminare il mondo del seminario oldfashioned: per esempio, il fatto che non è il numero dei partecipanti che ne sancisce il successo, ma il grado di interesse e di coinvolgimento, oppure l’informalità di toni e pure di abbigliamento, che tende a prevalere.
uhm. non so se si capisce qualcosa. sono giorni difficili, scusami. 🙂