Io credo che Walter Veltroni abbia commesso un enorme errore nel non dimettersi da sindaco di Roma, una volta eletto a segretario del Partito Democratico. Perchè il cumulo delle cariche comporta onori, ma anche oneri: tra i quali la confusione – a volte involontaria, più spesso furbescamente cercata – dei ruoli e delle responsabilità. Se è giusto chiedere al leader politico di far sapere come pensa di sviluppare l’economia perchè questa sia in grado di creare e dare lavoro a chiunque viva in Italia, ivi inclusi gli immigrati extracomunitari e non, mi pare invece una cialtronata sostenere che il sindaco di Roma (o quello di Milano, o quello di Valenza Po, o quello di Vibo Valentia) deve “impegnarsi a trovare quanto prima un lavoro e una casa e una scuola per tutti i disgraziati abitanti della baraccopoli”, come sostiene Fabrizio Rondolino su La Stampa nella sua elegante ricicciatura di belle idee e buoni propositi, tutti abbastanza vaghi da non essere quasi contestabili. Da quando un sindaco deve trovare un lavoro a chicchessia? E come può farlo, se non mettendo mano agli organici dell’amministrazione comunale? Veltroni è pieno di difetti, e non sarò io a negarli o nasconderli: ma quelli che ha dovrebbero essere sufficienti ai suoi critici, senza che questi se ne inventino di nuovi.
La Stampa (via Brodo Primordiale)