Greetings from Brussels – 3. Colori
Faccio brevemente mente locale sulle persone che lavorano abitualmente in questo ufficio: un olandese, un tedesco, un norvegese sposato con una portoghese, due inglesi, una danese, un ungherese e un belga. Una simpatica babele, nella quale tutti comunicano tra loro usando un inglese spurio inframmezzato da risposte al telefono in francese, chiamate a casa in lingua madre, colloqui di lavoro in fiammingo o in spagnolo.
Guardo fuori dalla finestra, rimirando il clamoroso cielo blu di una giornata che parrebbe estiva, non fosse per il freddo che ci fa uscire nuvolette di fumo dalla bocca e dal naso quando usciamo in giardino per le pause-sigaretta. Vedo che dal balcone del primo piano della palazzina di mattoni rossi al 437 di Tervurenlaan pende un enorme bandierone nero giallo e rosso, che in questi grami giorni di probabili secessioni spicca per incongruita’ ambientale. Mi chiedo se quella bandiera vuol dire quello che io penso, o se vuol dire quello che io mi auguro, e chissa’ poi se mi auguro una cosa buona. Se non altro, l’accostamento cromatico e’ molto bello.