Tu che sei diverso
Qualche giorno fa un antico lettore di questo blog, uno il cui parere mi interessa sempre, mi ha scritto facendomi notare – credo non senza qualche ragione, che sto prendendo una deriva alla (testuale) “come-siete-pirla-e-gregge-io-non-mi-faccio-fregare”.
Penso che il mio lettore abbia un po’ ragione, il che mi dispiace per almeno due motivi; il primo, piuttosto banale, è che le critiche possono essere utili, ma non le si accoglie con il sorriso sulle labbra. E fin qui, niente di che. Il secondo, invece, per me conta un po’ di più. Il fatto è che io mi sento parte del gregge, se non altro perchè so che è inevitabile esserlo – ed esserlo non è nemmeno così male. Credo di aver già scritto da queste parti che il culto dell’individuo e la celebrazione della sua unicità sulla quale si fondano gran parte del nostro mondo mi paiono una sciocchezza ed un inganno. Per quel che credo di conoscere il mondo, sono davvero pochissime le persone che si distinguono: tutti gli altri ci provano – poveri illusi – senza riuscirci. Ecco, a me dà proprio fastidio l’idea di essere (mostrandolo) uno di questi che si credono speciali e superiori (per intelligenza, cultura, etica): non lo sono, anche se lo vorrei essere. Sarà bene che me ne ricordi.