Greetings from Paris ’08 – 1. Dal passato
Non consiglierei Rue Vaugirard per un soggiorno turistico: traffico, e brutti palazzi, come nella più classica rappresentazione della metropoli occidentale. Ma sono qui per una fiera, e l’albergo mi torna comodo per gli spostamenti. Nel marasma delle sette di sera, intravvedo un piccolo locale, una brasserie periferica, e decido di fermarmi per una biere pression. Improvvisamente entro in un romanzo di Simenon, o in una cartolina della Francia degli anni Cinquanta. I muri sono coperti da piastrelle che riproducono scene di una Parigi bucolica che mi chiedo essere davvero mai esistita. Ad una parete è appoggiato un Dynamometre, un vecchissimo oggetto in legno che dovrebbe misurare in fantomatici decanewton la forza fisica dell’utilizzatore – un po’ come quegli aggeggi nei luna park ai quali si tira un pugno per vedere fin dove schizza l’indicatore. Al bancone vedo appoggiato un signore alto e magro, che mostra forse un’ottantina d’anni: e parla tranquillo con la donna che gli serve il boccale di birra, che sarà sulla trentina ed ha un corpo minuto e pieno, fasciato in una maglia viola e un paio di jeans aderentissimi che suggerisce a me e a diversi altri avventori immagini piuttosto eloquenti: eppure anche lei parla piano con il suo anziano cliente, e lo fa come se stesse parlando con un coetaneo, o con un amico. Guardo il cuoio rosso delle sedie, due ragazze sedute al tavolo vicino che osservano dei fogli. Finisco la birra, mi augurano bonsoir, esco.
April 2nd, 2008 at 08:39
il fascino di uscire dagli itinerari turistici…
April 2nd, 2008 at 09:29
io amo questa città, gliel’ho mai detto?
April 2nd, 2008 at 10:27
E invece io non ci riesco, ad amarla. Sono stato abbastanza volte in banlieue per non farlo: amo Londra, per dire.