Saluti da Castrocaro Terme – 1. A noi
Passo due giorni nella dorata prigione del Grand Hotel delle Terme di Castrocaro. E’ la prima volta che ci vengo: non al Grand Hotel, ma proprio in questa zona della Romagna (forse è la prima volta che vengo in Romagna, ora che ci penso). All’arrivo siamo tutti troppo indaffarati a sbrigare le incombenze operative – prendere le camere, capire è collocato il tavolo-stand, scaricare e preparare la documentazione, stringere mani, ripassare la presentazione del venerdì mattina – per guardare bene il posto nel quale ci troviamo. Mi pare di aver già visto questo tipo di architettura, ma non saprei dire bene nè quando nè, soprattutto, dove. Comunque, arriva l’ora di andare a cena, e percorro il lungo corridoio che porta alla terrazza del buffet ad ai tavoli del ristorante. Mi fermo a guardare il muro di destra, coperto di fotografie di Benito Mussolini che nel 1938 inaugura il centro termale, vestito da ufficiale di marina o qualcosa di simile, la giacca scura, i pantaloni e le scarpe e il cappello militare bianco. Sulla sinistra, altre foto ritraggono – sempre nel 1938 – Umberto di Savoia, anche lui impegnato in una qualche inaugurazione che ora, qui nel Padiglione delle Feste, non ricordo. Collego le due cose, l’architettura e le foto; e, forza del pregiudizio, per qualche minuto tutto mi appare un po’ meno bello. Poi iniziamo a mangiare, e torniamo fuori a goderci l’aria fresca dopo l’arsura della giornata, e guardiamo gli alberi, e allora – Mussolini o no – il Grand Hotel torna ad essere quello che è, un bel posto e basta.