Greetings from Portoroz – 1. Prezzi
E’ la terza volta in sei mesi che vengo in Slovenia, e mi sono fatto persuaso che da queste parti il sole lo vedono – forse – solo nei cataloghi delle agenzie di viaggio. Ma, nonostante la pioggia torrenziale – e l’aggettivo non è usato a caso – per la terza volta in sei mesi rimango affascinato da questo paese, dalla sua natura, dalla sua estranea somiglianza con la cosiddetta Europa occidentale, che sta a due passi ma che per decenni è rimasta irragiungibile.
Arrivo a Portoroz passando per Koper, la Capodistria che ho sentito nominare mille volte fin da quando, agli albori dei miei ricordi televisivi, sugli schermi di un piccolo televisore portatile posizionato nella cucina di casa passavano le nebulose immagini di Telecapodistria – appunto. Guardo i cartelli stradali, tutti bilingue come se fossimo in provincia di Bolzano, entro in questo magnifico albergo a picco sul mare e tutti mi parlano in italiano – e penso a quanto siamo stupidi, alle guerre fatte per annettere territori e persone che hanno un’altra storia e un’altra anima, penso a quanto male ci siamo fatti e continuiamo a farci, per poi trovarci – trenta o cinquanta anni dopo – a tornare sui nostri passi perchè in fondo basta una carta di credito, paghi il conto e chissenefrega di dove sei nato e di dove vivi.