Camper
Magari mi sbaglio, ma ho l’impressione che una parte non irrilevante della blogosfera (!) che ero uso frequentare si sia trasformata in una compagnia di giro che, come la carovana del Tour de France passa da Pau a Hautacam e da Lanemezzam a Foix e da Lavelanet a Narbonne, si sposta da un ActionCamp ad un BarCamp Matera, da un I Word Camp ad un MicroCamp, da un LitCamp ad un CampCamp. Con la differenza che, mentre la carovana del Tour de France dopo tre settimane arriva a Parigi e lì si ferma, quella dei barcamper nostrani è instancabile – forse perchè al posto dei canonici giorni di riposo sostituisce opportuni pit stop sotto forma di aperitivi organizzati da riviste o più pensose conferenze culturali.
Sia chiaro: qui non ci si ritiene migliori rispetto a chiunque altro nell’impiego del proprio tempo, sia esso lavorativo o libero – basti pensare alle molte centinaia di ore passate con la schiena china su un tavolo verde nel tentativo spesso vano di abbattere piccoli birilli con una biglia comandata da una stecca di alluminio.
E’ che leggendo le cronache semiserie di questi eventi mi sono fatto l’idea che essi abbiano perso – se mai l’hanno avuto – quasi ogni tipo di “contenuto”, se si fa eccezione per quello alcoolico. Esagero, naturalmente: ma al ritmo di un BarCamp a settimana, spesso frequentato in larga misura dalle stesse persone, mi chiedo alla fine di cosa si possa parlare se non del più e del meno. E’ un po’ come dire una parola, una qualsiasi, e poi ripeterla per cento o mille volte di fila: alla fine si riduce ad un ammasso di vocali e consonanti senza più senso. Le marche e i marchi, come quelli che fanno il mio mestiere sanno sin troppo bene, per avere un valore devono essere, avere e comunicare un’esperienza: quale sia l’esperienza dei BarCamp nostrani, a me che sto diventando sempre più unsocial, sfugge quasi completamente – e chissà se c’è qualcuno che ha voglia di spiegarmela.
May 25th, 2008 at 10:43
Trovarsi con gli amici a fare due chiacchere?
La domanda successiva, ovvio, sarebbe allora inevitabile: a che pro dirlo in giro e parlarne come fosse chissà che? Ecco, questa la lascio ai commentatori successivi…
May 25th, 2008 at 10:58
Già. Per dire, qui si è smesso da tempo di parlare di blogbeer e cose del genere. Se si ha tempo e voglia, ci si trova con degli amici a bere una birra, o a mangiare una pizza. Si chiama la cosa con il suo nome: happy hour, pizza. E morta lì.
May 25th, 2008 at 11:35
Toh! Mi viene una gran voglia di dire “io lo sapevo”, ma la faccenda è assai più profonda. Con ardito paragone, i camp dall’esterno mi sembrano dei seminari di una facoltà di Scienza della Camununicazione. Della quale ben si sa come la penso.
C’è tuttavia un aspetto assai positivo: quando le persone si incontrano, qualcosa di buono esce sempre: amicizie, amorazzi, iniziative imprenditoriali, editoriali, hai visto mai.
May 25th, 2008 at 11:56
Sai… a volte penso che tutto questo social networking in rete faccia emergere il sempre più disperato bisogno di stare insieme fisicamente, di guardarsi negli occhi.
Il fatto è che in questo network le persone poi non sono tantissime e la sensazione che ho avuto all’unico evento a cui ho partecipato è quella di una piccola casta, a volte anche un po’ melanconica, che si incontra per autoconvincersi che si esiste e che si conta (in che senso non saprei) qualcosa.
Un po’ triste forse.
Resta il fortissimo interrogativo sul tempo a disposizione per l’attività presenzialista…
May 25th, 2008 at 12:18
Condivido in toto questa posizione, ma lei già lo sa.
May 25th, 2008 at 12:27
C’è qualche somiglianza con i raduni dei newsgroup (roba da vecchietti, lo so).
All’inizio c’è curiosità, e si approfondisce qualche conoscenza.
Poi quelli che vanno ai camp diventano sempre gli stessi, cioè i conoscenti approfonditi, sostanzialmente un sorta di gotha.
Si finisce a non annunciarli più pubblicamente ma via mail agli intimi.
No, all’ultimo punto non ci siamo ancora arrivati.
May 25th, 2008 at 21:10
Già sai
May 25th, 2008 at 22:52
Prima o poi ci vado ad uno di questi raduni, così poi ne scrivo
May 25th, 2008 at 23:38
Quando fa il quasi-nichilista così, Sir, mi fa impazzire.
Gli lascio una bevuta pagata al bar(camp).
May 26th, 2008 at 18:45
io ho fatto chilometri per i raduni forumisti, e anche per raduni tra blogger. non si chiamavano ancora barcamp, ci si trovava e fine, alla carlona, con imbarazzi reciproci tra quelli che non si leggevano fra loro…
Ma era bello quando si era pochi. E si incontrava la persona, non il blogger.
…mi sento vecchietta anch’io, come numbersix. Ma pure fortunata.
May 26th, 2008 at 20:23
io una volta volevo organizzare un flanellaCamp, ma laflauta mi ha detto che non avrebbe mai partecipato e ho lasciato stare.
May 27th, 2008 at 11:25
Piuttosto che atteggiarti a scettico blu e pontificare a vanvera su avvenimenti ai quali non hai partecipato (e per forza ti sbagli, senza nessun magari), potevi fare un salto al Poli, sabato scorso, anche solo per salutare gli amici.
E invece mi tocca abbracciarti qui, dentro ai commenti di un post. Che disastro.
May 27th, 2008 at 11:42
che bel momento.
gaspar e squonk si abbracciano fra i commenti, io e #6 ci abbracciamo da vecchietti, il caporale abbraccia la camicia di flanella.
Un po’ tra il trash e il fetish. A seconda dei gusti (e della trama della flanella).
May 27th, 2008 at 12:08
Gaspar, accetto volentieri l’abbraccio che ricambio – è troppo tempo che non ci vediamo, eh?
Però.
Anche se in modo, lo riconosco, piuttosto paraculo, concludo il post chiedendo a qualche aficionado di spiegarmi come butta. Pur non partecipandovi, ricordo i primi BarCamp come momenti anche di qualche utilità, e non solo per chi presenziava fisicamente: tu andavi, io no. Ma in fondo c’era un passaggio di informazioni, una condivisione di esperienze che non si limitava a quella manciata di ore. Dirò di più: pur stando fuori, si aveva l’impressione che non tutto il tempo che voi passavate tra un’aula e una presentazione fosse dedicato alla pura convivialità. Adesso si ha un’altra sensazione, che è quella che provo a descrivere nel post e che mi pare non sia solo mia. Ora, l’obiezione “ma di cosa parli se non sei presente” ha un suo fondamento, ma portata al suo estremo è un’obiezione che ci impedirebbe di commentare qualsiasi cosa, qualsiasi evento al quale noi non partecipiamo in prima persona. In passato avevo una certa idea di BarCamp che veniva da ciò che i barcamper(s) riportavano a noi rimasti sul divano di casa. Il meccanismo non è cambiato, ma è cambiato, per come vedo io le cose, ciò che i barcamper(s) riportano a noi pigri e/o scettici.
Poi magari mi sbaglio, e se così è sono contento per voi.
May 27th, 2008 at 15:31
l’unico evento a cui vale la pena partecipare e’ la GGD, ma una volta sola, come Lei, Maestro, mi insegna.
May 27th, 2008 at 16:37
Sa, io sarei contenta di rivederla per una birra e due ciance, lo sappia.
May 28th, 2008 at 12:14
Parola per parola, SIR. Parola per parola.