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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    05/11/2008

    Compagno di sbronze

    Filed under: — JE6 @ 07:46

    Pronto, ciao.
    Ehi, ciao.
    Sentito? Hanno eletto Obama.
    Sì.
    Figo, no?
    Notevole, in effetti.
    Ci vediamo, dopo?
    Sì, va bene.
    Dove?
    Facciamo al X di via R
    Uh. Pensavo che ci trovassimo alla solita panchina.
    Piove. E fanculo le panchine.
    Una bella bevuta, allora?
    Direi di sì.
    Hm. Come va?
    Domanda di riserva, grazie.
    Ok. Cambiato letture?
    Già.
    Bukowski?
    Già.
    Tutto bene?
    Non farmi ripetere.
    A dopo, allora.
    A dopo.

    04/11/2008

    Ridendo e scherzando

    Filed under: — JE6 @ 13:48

    Ieri, su FriendFeed, ho scritto che se non avessi il terrore che potrebbe diventare una scelta senza ritorno (e non per mia volontà), sarei estremamente tentato da un anno sabbatico. Una di quelle cose che si dicono per dare aria ai denti, come il 90% delle parole che si sentono al Bar Sport (quelle sensate si riducono a “dammi un bianchino spruzzato” e “segna sul conto”).
    Come capita praticamente sempre, è iniziato il thread cazzaro, vengo anch’io, il baretto sulla spiaggia, io so preparare i cocktail, quando si parte, prendiamoci un casolare, eccetera eccetera. Ora: magari sto semplicemente cercando di far dire ad altri ciò che vorrei dire io, ma ho avuto ed ho ancora l’impressione che la gran parte degli allegri commentatori facesse solo finta di scherzare.

    Panchine

    Filed under: — JE6 @ 08:04

    Ieri sera ho iniziato questo libro di Beppe Sebaste, “Panchine – Come uscire dal mondo senza uscirne”. L’ho comprato sulla fiducia, un po’ per la copertina e un po’ per il titolo. Le primissime pagine raccontano di alcune panchine nel centro di Ginevra, che credo di ricordare, panchine sulle quali ti siedi e guardi la vita scorrere, i tram che passano, la gente che entra nei negozi, le luci delle vetrine. E’ un’immagine molto bella, con l’aggiunta di essere vista da un padre e un figlio che si ritrovano nella città dove il ragazzo è andato a vivere e studiare.
    Mentre leggevo rivedevo un’altra panchina. Avevo parcheggiato da poco ricavandomi uno spazio improbabile nel viale di questa cittadina, ed ero qualche minuto in ritardo. Faceva un caldo micidiale, ma a ricordarlo oggi era un caldo bello, e non mi costò fatica aggiustare il nodo della cravatta che mi ero messo meno di un’ora prima, sotto gli occhi esterrefatti e inumiditi dal sudore di un amico che mi guardava annodare il pezzo di stoffa stando davanti alla vetrata di un bar dove avevamo bevuto un paio di prosecchi freschi. Arrivai alla panchina di spalle, cercandola nel perimetro della piazza e del parchetto che vi stava all’interno, e quando la trovai allungai il passo, e venni accolto con un sorriso. Quella panchina è giusto un ricordo, una cosa bella che non succederà mai più, e questo – onestamente – mi dispiace. Ma così vanno le cose, c’è, e sono contento che ci sia stata. Se ce ne sarà un’altra, beh, questo chi può dirlo.

    03/11/2008

    Magari non mi ha visto nessuno

    Filed under: — JE6 @ 13:14

    Penso di essere un caso umano, con scarse possibilità di recupero.
    Sabato pomeriggio un marcantonio canuto ha pensato di attraversare la strada nel punto più lontano possibile dalle strisce pedonali, disinteressandosi allegramente delle automobili in arrivo – in particolare la mia. Gli ho fatto un gesto come per dire “o pirla, ci sono le strisce, lo sai?”. Mi ha insultato lui in modo irripetibile (e infatti non ripeto), e io tutto quello che sono stato capace di fare – idiota che non sa litigare con la gente – è stato fermare la macchina in mezzo alla strada e urlargli con quanta voce avevo in gola che ci sono delle cose bianche sull’asfalto da usare in quelle occasioni [1]. Il bello è che mi vergogno ancora adesso non di cosa ho detto, ma di come l’ho detto e dello scatto di nervi che ho avuto.

    [1] Mi rendo conto che, messa così, la frase assomiglia pericolosamente ad una istigazione alla tossicodipendenza oppure ad una pubblicità di assorbenti femminili, eh.

    Dici a me?

    Filed under: — JE6 @ 07:45

    Non so se ogni tanto viene anche a voi il dubbio che le cose abbiano quel che si dice un’anima, e siano più sagge persino di noi umani che ci crediamo loro padroni. Sto fissando il display della mia stampante; dice “Pausa Attiva“.

    01/11/2008

    ‘na cosa gggiusta l’ha detta

    Filed under: — JE6 @ 14:27

    Ho appena visto la puntata di Tolleranza Zoro che Diego ha girato in occasione della manifestazione del PD di qualche giorno fa. Il momento di massimo (involontario? amaro di sicuro) umorismo è quando Zoro dice “comunque, ‘na cosa gggiusta l’ha detta” e si sente Veltroni affermare “l’Italia è un paese antifascista”.
    Zoro

    Vuoi ballare con me?

    Filed under: — JE6 @ 09:30

    Questa mattina la persona corta ha acceso il suo portatile, e la prima canzone che ha suonato è stata “You May Be Right”.