I like to be here when I can
E’ da un paio di giorni che sto lavorando a casa. Continuo a svegliarmi prima dei panettieri, e la giornata ha sostanzialmente gli stessi orari di quella che trascorro in ufficio. Però la passo nel silenzio, interrotto ogni tanto da qualche telefonata, dall’abbaiare di un cane (l’altroieri), dal rumore del vento (ieri), dal suono dell’acqua che scorre nelle tubature del sesto piano come se fosse il sangue del palazzo. Mi ordino una pizza, mi bevo una birra, ogni tanto mi prendo cinque minuti e mi preparo la moka, vado a bermi il caffè sul balcone, guardo la vecchia fornace di mattoni e in lontananza le Alpi innevate. Mi chiedo se potrei fare questa vita ad libitum, e mi rispondo che no, probabilmente no. Ma due o tre giorni ogni tanto, due o tre giorni di distacco controllato dalle corse e dalla gente, ecco, me li dovrei imporre più spesso.