Festa del papà, il giorno dopo
Io lo so che prima o poi te ne andrai. E’ un pensiero che mi viene, ogni tanto; e negli ultimi tempi mi viene più frequentemente perchè anche se non dimostri la tua età, perchè anche se ogni giorno passi ore e ore con l’allegra banda dei tuoi amici a zappare nell’orto o a sbancare il teatro della parrocchia o a fare la spesa per le due sorelle centenarie, beh, la dannata carta di identità non mente – e l’anno prossimo saranno ottanta.
Io lo so che prima o poi te ne andrai, e so che non ci potrò fare niente. Mi chiedo come sarà quel momento, se e come e quanto mi sentirò solo, e come cambierà il volto della mamma se avrà la terribile sfortuna di sopravvivere all’uomo che ha amato e con il quale ha trascorso la vita intera. Mi viene una specie di vertigine, sai, quando penso a queste cose, e allora scappo, penso al lavoro, guardo tua nipote, metto su gli AC DC. Perchè poi non sono solo il vuoto dell’assenza o l’orrore della malattia a farmi stare male. Quelle sono cose per le quali non puoi fare nulla, se non stare a guardare e aspettare e aspettare e aspettare – e prima o poi tutto passa, e ti consoli dicendo che non è colpa tua. No, sai, non sono quelle cose lì. Sono piuttosto le azioni non fatte, le parole non dette: perchè quelle sì che dipendono da me. Tutte occasioni buttate via, per pigrizia, vergogna, fretta. Tutte cose che non si recuperano. Sai, c’è tanta gente che rimprovera ai propri genitori di avergli instillato dei sensi di colpa con i quali hanno dovuto convivere per il resto dell’esistenza. Ecco, guarda, io questa cosa non potrei dirla nemmeno se volessi – semplicemente perchè non è vera, e i sensi di colpa che ho, e che soprattutto avrò, sono tutti fondati, giustificati, e creati da me stesso. Ma adesso non importa, davvero; ieri sono stato contento di sentirti, ho fatto tardi e non sono potuto passare di persona a farti gli auguri, ma per una volta al telefono ho parlato con te e non con la mamma – ci siamo detti “buona festa del papà” e poi subito tu mi hai chiesto di tua nipote, di tua nuora, del lavoro, insomma delle cose e delle persone importanti. Poi, quando ho messo giù la cornetta e mi sono seduto sul divano ho pensato che in quest’ultimo anno, che è stato duro, ma duro davvero, il momento più bello è stato quando tu e la mamma mi avete abbracciato, uno alla volta, e stretto forte come quando ero un bambino, e mi avete detto “noi siamo qui, sempre”, e porcaputtana papà, tu non sai nemmeno quanto ti voglio bene (anche alla mamma, certo: ma la festa, ieri, era per te: come i pensieri), e quanto mi mancherai, e insomma lo so che stai bene e che vivrai ancora dieci o vent’anni, ma non fare cazzate, non te ne andare, che anche se ci parliamo poco io lo che tu ci sei. Sempre.
March 20th, 2009 at 09:01
Ho il magone…
March 20th, 2009 at 09:58
Allora siamo in tanti ad avere questa paura tremenda. Mi consola.
March 20th, 2009 at 10:13
Che siamo in tanti, credo di sì. Che la cosa consoli, credo di no (ma parlo per me, eh).
March 20th, 2009 at 10:40
Ha parlato anche per me. Grazie.
March 20th, 2009 at 11:13
Bello e credo siano le parole che molti pensano
March 20th, 2009 at 13:22
Glielo faccia leggere, però, che sappiano che tutta quella fatica, preoccupazioni, attenzioni, arrabbiature… sono andate a buon fine… che, insomma, non è stato tempo perso.
Poi, gli faccia sentire questa, che a pensare ai propri papà siamo in tanti:
Father, son
Locked as one
In this empty room
Spine against spine
Yours against mine
Till the warmth comes through
Remember the breakwaters down by the waves
I first found my courage
Knowing daddy could save
I could hold back the tide
With my dad by my side
Dogs, plows and bows
We move through each pose
Struggling in our seperate ways
Mantras and hymns
Unfolding limbs
Looking for release through the pain
And the yogi’s eyes are open
Looking up above
He too is dreaming of his daddy’s love
With his dad by his side
Got his dad by his side
Can you recall
How you took me to school
We couldn’t talk much at all
It’s been so many years
And now these tears
Guess I’m still a child
Out on the moors
We take a pause
See how far we have come
You’re moving quite slow
How far can we go
Father and son
With my dad by my side
With my dad by my side
Got my dad by my side
With me
March 20th, 2009 at 15:46
Ne parlavo oggi con una persona che ha letto questo post, e mi ha scritto in privato. E sono d’accordo con lui. Certo, è bene saperle dire, saperle esprimere le cose: ma i genitori sono speciali per questo. Loro sanno tutto, anche il non detto. Questa non è una giustificazione, intendiamoci. Ma le parole non sono tutto, e spesso sono di troppo. Essere vicini è spesso un’altra cosa.
March 20th, 2009 at 15:49
E’ bellissimo, per te, che ci sia ancora. Tutto il non detto c’è ancora tempo per dirlo, se davvero è necessario (e questo lo dovresti sapere da te, come padre).
A.
March 21st, 2009 at 11:19
Un pò troppo patetico sto post
March 22nd, 2009 at 09:05
A me è ritornato alla mente un altro tuo vecchissimo post, letto per caso molto dopo che l’avevi scritto, in cui parlavi di tuo padre partendo dai fatti del G8 di Genova. Come allora, la sensazione è quella del vuoto di chi i propri genitori è come se non li avesse mai conosciuti – perché prima dei vent’anni non si conosce realmente nessuno – e il guaio è che in questi casi, diversamente da quanto accade di solito, il passare del tempo non fa altro che peggiorare le cose.
March 22nd, 2009 at 12:34
magone.
March 23rd, 2009 at 22:14
ciao, le tue parole sono bellissime 🙂
il mio papà l’ho perso improvvisamente il 7.6.08 e mi sono sentita vuota e sola, con un mare di cose da dirgli che non gli avevo detto!
fai leggere questo post al tuo papà, lo merita, più delle tante cravatte che potrebbe, come il mio, aver ricevuto giusto perchè si deve fare il regalo!
January 26th, 2010 at 09:31
[…] quelli ai quali sono più affezionato. Da quelli che lo mettevano nella storia di Carlo Giuliani a quello che confessava la paura di perderlo. Oggi quest’uomo sereno compie 80 anni, e a me pare di […]