Greetings from New York ’09 – Pane
Incontro due persone, presentazione, progetti, saluti. Guardo le ore, mi metto in strada, mi faccio tutta la 11th Avenue fino alla 52nd Street – quella di Billy Joel, “my other world is just half a mile away”. Sono l’unico, lungo tutti i 14 isolati che percorro, tra parcheggi di bus, carrozzieri, fioristi e deli, ad essere in giacca e cravatta. Mentre sto scrivendo una mail, all’altezza della 48th Street, vengo trafitto da un profumo di pane che io non mi aspetto di sentire a Manhattan – il che è stupido, perché anche qui mangiano, e non si vede perché non si dovrebbero trovare fruttivendoli e panettieri – e mi guardo intorno per capire da dove arriva e non trovo nulla, e mentre rileggo per la seconda volta la mail perché voglio dire le cose con le parole giuste fantastico su qualcuno che si sta preparando il pane in casa, su New York che non è solo grattacieli e taxi in movimento perenne ma è anche orti e periferia e gente che alle undici del mattino di un qualsiasi giorno di giugno sforna pane fresco e fumante.