L’uomo del fare
Facciamo un passo indietro, a un giorno, un minuto prima degli avvisi di garanzia e degli arresti. Guido Bertolaso è uno degli uomini più famosi d’Italia, ubiquo nella gestione di problemi che devono essere catalogati come emergenze per giustificarne in qualche modo l’impiego: la spazzatura campana, il terremoto abruzzese, il G8 sardo, le manifestazioni per l’unificazione italiana, gli aiuti umanitari ad Haiti. E’ raro vederlo in giacca e cravatta, con il suo maglione blu della Protezione Civile sembra il gemello operativo di Mario Tozzi – questo passa il tempo in televisione armato di una piccozza da geologo e l’altro spazia da una tracimazione a una discarica, dall’organizzazione di una dozzina di parate a un hangar di Ciampino. E’ uno di quegli uomini del fare ai quali negli ultimi anni ci siamo sempre più frequentemente messi in mano, disperati per l’immobilità diventata tratto distintivo della vita sociale, ormai convinti che le regole non servono a far funzionare le cose, bensì a renderle difficili, sgradevoli e impossibili. Bertolaso ispira fiducia, gli affideremmo tutto: non si riesce a costruire la quinta linea della metropolitana di Milano? Chiama Bertolaso. Il Po deve diventare navigabile? Telefona a Guido. Lui ci sarà, con il suo maglione, la sua conferenza stampa in una sala diroccata di una caserma di provincia – averne come lui che “ho un lavoro da fare, e lo faccio”. Get the job done, e noi che tiriamo un sospiro di sollievo: ci pensa Bertolaso, finalmente uno che si dà da fare, non il solito politico in cerca di photo opportunities, non il solito consiglio dei ministri che stanzia fondi che non arriveranno mai. Bertolaso è colui che ci salva dal nostro fallimento, quello di un paese che crede che i problemi si risolvono con una nuova legge quale che sia, poco importa se questa non verrà applicata mai. Nel regno dell’effetto-annuncio, l’homo faber Bertolaso incarna ciò che vorremmo essere ma non siamo capaci di diventare: mi sbaglierò, ma Guido ce lo troveremo in giro ancora a lungo perché abbiamo bisogno di lui: non per quel che fa, ma per quel che ci fa pensare che potremmo fare noi.
February 12th, 2010 at 12:43
Il disordine porta l’ordine. ciapa.
February 12th, 2010 at 15:05
Bertolaso ispira fiducia? Ma de che…
La sua arroganza, più volte mostrata davanti alla gente, fa a pugni con l’umanità che dovrebbe contraddistinguere la protezione civile.
Il problema non sono i Bertolaso o i Berlusconi o gli altri poveretti che ridono delle tragedie pensando ai soldi che porteranno a casa, ma la maggioranza degli italiani, che quando non lo sono direttamente sono comunque disinteressati ai ladri, ai bugiardi, agli uomini da poco, agli evasori, ai corrotti e ai corruttori.
O peggio, accondiscendenti per invidia e silenziosa ammirazione.
E così facendo felicemente pronti a scodinzolare per rosicchiare gli avanzi.
L’italiano ha l’animo ladro e povero di emozioni; non ha cuore, gli basta il calcio e qualcosa da sgranocchiare, salvo poi indignarsi per due minuti due, quando scopre che il vicino che va sempre in chiesa tradisce la moglie.
Siamo un popolo da poco. E quello che meritiamo è questo.
Punto e stop.
February 12th, 2010 at 17:15
mi è sembrato più ladro quando ha collaborato col Pres del Cons per fare in modo che la nostra protezione civile seguisse la legislazione riservata alle aziende private che quando salta fuori che forse s’è fatto una bella serata o che qualcuno ha prelevato dei soldi prima d’incontrarlo…
sarà, ma io credo di più al boicottaggio silenzioso di una struttura pubblica funzionante che agli strilli di un venditore di giornali…
July 31st, 2011 at 19:46
[…] contenti di invocare per l’ennesima volta gli “uomini del fare”, come il famoso Bertolaso, perché l’immobilità sociale ci fa disperare e ogni regola ci sembra un intralcio. Intanto […]