“Non c’è niente”
Le poche sedie della sala d’aspetto, la lunga teoria di bastoni, di zoppìe, di abiti dal taglio retrò. Gli sguardi frequenti e nervosi agli orologi e ai palmari. I biglietti con i numeri. “Sei entrato?” – “No, ho mezz’ora di ritardo” – “Stai tranquillo”. I lettini, il gel, il neon, i teli verdi. Un’occhiata agli anziani in attesa. “Lei perché è qui?”.
“Non c’è niente”. Oh, ma davvero.