Sei minuti
Sei minuti è il tempo che occorre al ponte rotante di Lefkada per aprire le porte della laguna, far passare le barche incolonnate l’una dietro l’altra e richiudersi. Sei minuti non sono molti. Ma sono abbastanza per farci spegnere il motore e abbassare i finestrini, e guardare il sole che si abbassa sull’acqua a ovest, e rimirare la sagoma delle colline dentro l’acqua a est. Osserviamo le barche a vela, e un gabbiano che galleggia solitario, e due persone in bicicletta, e sembra tutto fermo e perfetto. Diciamo qualche parola a bassa voce, lo stereo in sottofondo passa “Bad”, “sembra la canzone giusta per questo momento”, “sì, basta non pensare alle parole ed è vero”, e poi è silenzio. Sei minuti servono a staccare, anche se non abbiamo fretta, anche se abbiamo già staccato, anche se ci stiamo muovendo lungo questi giorni con la lentezza che possiamo – sei minuti possono essere sufficienti a prendere congedo da se stessi, almeno fino a quando il ponte si muove e le lagune si richiudono e i motori si riaccendono e i finestrini si rialzano e si tira un respiro lungo, dai che si va, hai visto quel fusto di cannone, cosa si fa per cena.