Over 200 years
Mi alzo, vado verso l’armadio dove ho quel minimo di archivio cartaceo del mio lavoro, passo davanti a una mensola. C’è una scatola di carta per fotocopie, sopra. Una di quelle viste mille volte, ma mi casca l’occhio. C’è un simbolo, un bollino blu con una sigla ISO in bianco all’interno, e una scritta. Archival life over 200 years. 200 anni. E niente, rimango lì a guardare queste cinque parole, penso che siamo tutti qui che non sappiamo dove saremo, cosa faremo, chi saremo fra tre mesi, penso agli hard disk, ai virtual storage, penso confusamente – allontanandomi, perché i colleghi mi guardano straniti mentre fisso attentamente una scatola di cartone – alla memoria, ai cassetti di casa e di ufficio dove si accumulano cose che poi si perdono, si mischiano, si decompongono, vengono buttate via per mancanza di spazio, penso alle risate di quelli del marketing della carta per le fotocopie (“150?”, “ma no, dai, abbondiamo, facciamo 200”, “bon, allora facciamo oltre 200 e non se ne parli più”), penso alla sottile malinconica inquietudine che queste cinque parole mi fanno girare nello stomaco, apro l’armadio, tiro fuori il mio raccoglitore ad anelli, quello rosso che in costa ha scritto il mio nome e l’anno, chissà quanto reggerà, magari over 200 years.