Gruesse aus Muenchen 2011 – Altre bellezze
Mentre sono di fronte alla macchina dei biglietti della rete ferroviaria di Monaco, in questo aeroporto enorme e silenzioso dove Lufthansa offre il caffè ai suoi passeggeri – quelli che aspettano di partire e quelli che arrivano -, la macchina che mi permette di fare un biglietto seguendo istruzioni date in una mezza dozzina di lingue, la macchina che poi mi stampa (in italiano) il percorso con tanto di numero di binario di partenza e di arrivo del primo e del secondo treno, in quel preciso momento mi trovo per l’ennesima volta a pensare che qui avranno un po’ di bellezze storiche in meno rispetto a noi che stiamo a sud delle Alpi, ma si sono costruiti con una determinazione tanto feroce da sembrare del tutto naturale una forma di bellezza della vita parallela, fatta di marciapiedi larghi e lettere che arrivano in due giorni e display sugli autobus che collegano l’hinterland e boschi dentro la cintura urbana, una forma di bellezza che consiste, verrebbe da dire banalmente se mai in tutto questo fosse rintracciabile una qualsiasi banalità, nel non rendersi la vita più faticosa e complicata e difficile di quanto già non sia di suo. Poi, niente e nessuno è perfetto, e infatti l’autobus che arriva a Grasbrunn accumula novanta secondi di ritardo in nove fermate, e non hanno idea né dell’origine né di come neutralizzare il batterio killer che ha ammazzato una ventina di persone su a nord; e però – sarà che l’erba del vicino è sempre più verde – a me rimane questa sensazione di un posto dove non devi sprecare tanto tempo e altrettante energie per sopravvivere a un insensato percorso a ostacoli buono solo a farci dire, una volta arrivati a casa e opportunamente sdivanati, madonna che stanchezza.