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    12/06/2011

    Tutta la città ne parla

    Filed under: — JE6 @ 21:04

    Fatte le debite (Kate Moss) relativizzazioni del senso dato al termine “tutti” – dove questo significa normalmente “un tre quarti buoni di coloro che conosco, frequento, leggo” – c’è chi possiede il particolare talento (How I Met Your Mother) di essere praticamente sempre fuori sincrono rispetto agli (The Beatles) entusiasmi e alle passioni di chi lo circonda. Sono quelli che arrivano dopo, e se tutto va (Il profumo) bene possono contare sulla compassione benevola e stanca (iPod, iPad, iEverything) di chi stava sul pezzo fin dai trailer – “ben svegliato, ti sei deciso a vedere quella serie”. Sono quelli (Lost) che vorrebbero far parte della grande (Michele Santoro) famiglia, e si mettono di impegno: scaricano i (Lady Gaga) torrent, impostano i MySky, vanno in libreria. Eppure c’è sempre (Canemucco) qualcosa che sfugge loro, non ridono abbastanza, non (The Big Bang Theory) si commuovono abbastanza, non imparano le battute – quelle battute – a memoria, non gli viene da battere il piede tra Conciliazione e Duomo mentre nelle orecchie gli entra quell’mp3. Se ne sono fatti una ragione (in tutti i laghi) da un pezzo, ma ciò nonostante non smettono di chiedersi “cos’ho che non va”. La cosa che gli dispiace di più è che anche chi li conosce bene, persino chi li conosce meglio (Glee) molto spesso pensa che siano dei puntacazzisti, gente che decide consapevolmente di giocare il ruolo del bastian contrario: e invece loro vorrebbero solo essere come gli altri, per stare in società come tutti. Ma non ci riescono, oppure ci riescono troppo di rado; allora decidono di stare zitti e amen, come quelli che alle feste delle medie si sedevano in un angolo in attesa che tutto finisse per poter uscire in strada e tornare a casa, in fondo si può sempre trovare il vicino di casa in ascensore, e parlare del tempo.

    (Sì, stanotte mi sono messo in pari, e ho guardato lo spettacolo di Guzzanti)

    3 Responses to “Tutta la città ne parla”

    1. marchino Says:

      No, lo spettacolo di Guzzanti, mi spiace davvero, ma no, non ho Sky (e non ho intenzione di aggiungere anch’esso ai già numerosi sottrattori di tempo che mi circondano).
      Il fatto è che cercar di star dietro a tutte le robe di cui fa figo parlar in rete mica a tutti riesce (e sinceramente nutro dei dubbi sull’effettiva possibilità di riuscir a tener dietro a talmente tante cose); se poi si passa per puntacazzisti pace, dal momento che il tempo che ho a disposizione non posso ampliarlo, leggo e guardo quello che mi garba e se non è sulla cresta dell’onda me ne cale poco o punto.

    2. Sir Squonk Says:

      Mah, Guzzanti l’ho citato come ultimo esempio. E comunque è uno dei pochi per i quali l’investimento di tempo è abbastanza giustificato. Non lo idolatro ma mi piace, e il tempo speso in “aggiornamento” non è certo buttato via (sono arrivato a pensare che se di un’ora di televisione ne salvo mezza, la cosa va segnata sul calendario: questo è il caso). Per il resto, quel che mi fa pensare è quella frequente sensazione di estraneità, di lontananza, che preferirei non provare.

    3. marchino Says:

      Guzzanti mi spiace proprio di non riuscire a vederlo, Rocco Smitherson (reggista de paura) era fantastico, come Brunello Robertetti (solo per dirne un paio). C’è di buono che con il digitale terrestre c’è qualche canale in più dove si riesce, ogni tanto, a veder ancora qualcosa di buono; comunque ormai, se proprio devo star davanti ad uno schermo, preferisco spender del tempo a leggere i feed (e forse, tra non molto, finisce che mi becco un lettore di ebook e così sia).
      🙂

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