Let’s go party
Dice “non ti va mai bene niente”, aggiungendo “se non ti piace allora significa che funziona”. Siccome gli amici intelligenti vanno ascoltati, riconosci che ci sono buone probabilità che abbia ragione in entrambi i casi. E però la sensazione che con un minimo di sforzo in più si potesse pubblicizzare la Festa dell’Unità di Roma senza ricorrere agli stessi codici di comunicazione stantii, quelli che – senza necessariamente tirare in ballo Berlusconi – guidano la composizione delle copertine di Panorama e Espresso da una trentina d’anni a questa parte, quelli che con troppa facilità possono essere ricondotti alla stessa grande e inesaurita famiglia del Drive In e di Striscia la notizia, la sensazione che si potesse dare il senso di festa senza ricorrere né alla mestizia da kolkhoz né al bigottismo ciellino, ecco, quella sensazione lì a me rimane. Poi, percaritadiddio: un cartello è un cartello e non una linea politica o un manifesto di valori e stili di vita, la salamella è calda e gronda grasso, la birra è fresca, il segretario è giusto, God put a smile on your face, take it easy and let’s go party.