Le regole del gioco
Io penso che le popolazioni della Val Susa abbiano tutti i diritti di dire che non vogliono la TAV, o meglio quella TAV che passa a casa loro (ché di quella si parla: delle altre non si ha notizia). Penso che abbiano anche tutti i diritti di opporsi alla sua realizzazione, con i presidi e le marce e i blocchi dei cantieri. Penso altresì che chi rappresenta lo Stato, quello Stato che legittimamente ha preso una decisione che non conta se sia giusta o sbagliata, abbia tutti i diritti di esercitare il suo potere, dove quel “suo” significa “nostro”. Pure usando la forza, il cui esercizio noi deleghiamo allo Stato stesso. E penso che ci si possa lamentare se della forza viene fatto un uso eccessivo, non se viene usata: fa parte del gioco, se così lo si può chiamare. Opporsi allo Stato significa ricevere in cambio violenza, se si decide di farlo se ne accettano le conseguenze, e non importa se la massa è fatta di pensionati con il cappello di paglia in testa, adolescenti brufolosi e casalinghe con le gambe coperte da calze quaranta denari: queste sono le regole del gioco, che valgono sempre e per tutti: ci vuole tanto coraggio quanta dignità, a prendere cazzotti, e bisogna saperlo prima.