Palleggi
Sono le due del pomeriggio, e il traffico sembra prendersi un momento di riposo; un militare in mimetica appoggia il gomito sul finestrino abbassato mentre il collega innesta la marcia del camion che si sposta lungo la leggerissima discesa che porta verso la basilica. Il semaforo blocca le macchine che da una traversa laterale vogliono immettersi nel grande viale a quattro corsie. I guidatori hanno un’espressione tra l’annoiato e il rilassato, qualcuno fuma una sigaretta. Un uomo gli si para di fronte, cammina sulle strisce pedonali e quando arriva al centro della via si ferma. Ha un maglione rosso, pantaloni comodi chiari, una grossa pancia e almeno sessant’anni. A guardarlo da dietro, dal marciapiede sul lato opposto del viale, sembra una pera, con la testa pelata come picciolo. Ha un pallone in mano, e per tutta la durata del semaforo meno qualche secondo lo palleggia con la testa, come i calciatori nelle pause del riscaldamento prima della partita, come un animale del circo. Fa dieci, dodici palleggi, non molto alti ma precisi, con una grazia da foca che non attribuiresti a quel corpaccione sovrappeso. Dopo l’ultimo palleggio mette il pallone sotto il braccio sinistro, e con la mano destra si avvicina ai finestrini chiedendo una moneta che nessuno gli allunga. Il semaforo torna verde, l’uomo con il pallone riguadagna il marciapiede, un signore che si dirige verso la stazione slaccia i bottoni del cappotto nero e tutto riparte.
December 7th, 2011 at 17:54
La so, la so.
Greetings from Roma – Stazione Termini o giù di lì.
December 8th, 2011 at 22:51
Gotcha.