Greetings from Colmar – E la luna è una palla ed il cielo un biliardo
Ci sono posti dove torni in un’altra stagione, e pare tutto diverso – sarà che il freddo, anche quello finto di questo inverno tropicale, pulisce e rischiara e la luna sembra una palla ed il cielo un biliardo, e ci sono tante stelle come nei flipper di quando eravamo ragazzini, saranno più di un miliardo -, fatto sta che Colmar in una sera di gennaio ha le forme nitide e pulite di questa stagione, e dopo aver passato una giornata a parlare delle cose di cui si parla tra colleghi anche se da poco acquisiti, clienti e viaggi e sistemi gestionali e vacanze e il-progetto-per-cui-abbiamo-fatto-Pollein-Monte Bianco-Chamonix-Montreux-Basilea-Colmar-tre-lingue-quattro-paesi-in-tredici-ore e domani c’è la seconda razione, dopo aver passato una giornata così tutti si godono il silenzio dei ristoranti semivuoti e della città che riposa, giusto lo scorrere dell’acqua nei canali e una mezza dozzina di macchine che ripartono da un semaforo fuori dalla zona pedonale e due ragazze mezze ubriache che ridono appoggiandosi a un muro di una delle mille case di graticcio di questo posto che potrebbe sembrare preso da una favola per bambini, o da un film di Tim Burton, perché in fondo la luna piena è quella cosa che illumina i fidanzatini di Peynet, e gli zombie di Thriller.