Greetings from Ljubljana 2012 – Subito dopo, appena prima
C’è un momento, quello che arriva subito dopo mesi di lavoro e weekend di tabelle costi e ricavi e conference call e migliaia di chilometri e alfabeti strani e bestemmie e triangolazioni e for anything please, please call me, anytime, twentyfourseven, c’è un momento in cui arrivi e parcheggi e guardi il display del BlackBerry e vedi che hai novanta minuti di tempo e allora ti siedi a un tavolino in riva al fiume in mezzo agli studenti, e ordini una birra fredda – the big bottle, please – e guardi in giro, verso l’alto dove c’è il castello, a sinistra dove c’è il ponte dei lucchetti, oggi fa caldo, ci sono le prime ragazze sbracciate e poi ti alzi e rimetti gli occhiali da sole e spingi le mani in tasca e cammini, anzi ciondoli per perdere un po’ di tempo, c’è un momento in cui cerchi di sgombrare il cervello e fai un lungo respiro, butti dentro tutta l’aria che puoi perché tra poco ne avrai bisogno in quella sala riunioni, c’è un momento nel quale sospendi tutto, ma quello cos’è, un cappello di tela viola alto sei metri, beh è fantastico, c’è quel momento lì, quello che arriva subito dopo tutto questo e appena prima di inginocchiarti e puntare i piedi sui blocchi di partenza, quel momento che ti senti quasi in colpa perché ti pare che lo stai rubando, ché non sei venuto qui per quello – mi sa che è ora, eh, si va? si va.