La fila per gli ascensori
Durante l’orario di visita nella camera ci sono troppe persone e poche sedie. Alcuni stanno in piedi, girando intorno ai letti. Una donna grida, ogni pochi secondi, come se un qualche programma la attivasse seguendo una tabella invisibile, grida senza sosta, piegata su un fianco con gli occhi chiusi come la sua compagna di stanza. Due poliziotti siedono annoiati curando una porta dalla quale ogni tanto esce un uomo che si regge sulle stampelle e che prova a iniziare una conversazione che loro non hanno voglia di fare. Di tanto in tanto uno dei due si sgranchisce le gambe percorrendo il lungo corridoio, mentre l’altro accavalla le gambe prima in un senso e poi nell’altro. Alla fine del pomeriggio si forma la fila per gli ascensori in discesa, qualcuno con il mezzo sorriso di chi pensa di aver fatto una buona azione, qualcuno con le spalle curve e gli occhi gonfi.