Greetings from Budapest 2012 – Scarpe, rose, lumini
Mi piacciono le città con i fiumi, attraversate, costeggiate, tagliate dai fiumi. E in fondo non importa se l’acqua non è azzurra ma color fango come quella del Danubio, per le favole bastano i film di Sissi e la marcia di Radetzky a Capodanno. Cammino lungo una delle due rive, senza capire in quale direzione si muove la corrente, confusa dal passaggio delle chiatte e dei bateau mouche e dal vento che porta pioggia. Cammino verso il Parlamento. E’ una città magnifica, Budapest – almeno in questa sua parte centrale, la collina di Buda, i grandi palazzi di Pest, la vecchia capitale di una grande monarchia. Però adesso non vado per guardare i resti della grandezza passata. Cerco altro. Ci sono una ventina di metri di riva lungo i quali sono piantate delle scarpe di metallo. Me le ricordo, le ho viste anni fa. Sono tante, sono decine, sono scarpe col tacco, scarponi da contadini, scarpette di bambini piccoli, scarpe da ufficio. Scarpe, piantate nel terreno, con le punte rivolte verso l’acqua. Accanto ad alcune di esse si vedono delle piccole candele, come quelle che si lasciano galleggiare nell’acqua, poste come si fa su un altare, o su una tomba. Da una, da una scarpa da donna con il tacco alto, slanciata, con la punta stretta esce una rosa rossa, ancora fresca. Poco distante una targa, anch’essa piantata nel terreno, spiega che quelle scarpe sono un monumento alla memoria delle persone che furono uccise tra il 1944 e il 1945 dai miliziani della croce frecciata, ungheresi filonazisti che mettevano la gente in riva al fiume e poi sparavano, così non avevano nemmeno il pensiero di dover portare i corpi in qualche fossa comune. Mi piacciono le città con i fiumi, sembra che tutto scorra via e invece qualcosa rimane, sempre.
July 2nd, 2012 at 13:28
La croce rossa? Non erano le croci frecciate, i miliziani filonazisti ungheresi?
July 2nd, 2012 at 13:47
Sì, sono andato a memoria mentre scrivevo, non so perché avessi in mente la parola “red”. Correggo, grazie mille.