Bolle di sapone
Mentre passo davanti al suo ufficio mi fa segno con la mano, entra, chiudi la porta. Entro, chiudo la porta, mi siedo. Allora, mi dice, secondo te ce la facciamo, capisco dove vuole andare a parare e gli dico certo che sì, dammi qualche mese di tempo, dammi un paio di persone e ce la facciamo, va bene, allora iniziamo a parlare di persone, prima quelle e poi altre perché funziona così, le persone sono come le ciliegie, inizi con una e attraverso i fili della ragnatela, hai presente i sei gradi di separazione no?, finisce poi che le tocchi tutte, pure quelle che non vorresti, quelle che immagini e tanto ti basta, non vuoi sapere tutto anche se l’informazione è potere, le tocchi tutte e alla fine della giornata, un secondo dopo aver spento la televisione, quando per vizio rimetti insieme i pezzi delle diciotto ore precedenti non fai altro che realizzare quello che dovresti aver imparato tanto tempo fa, che della gente si dovrebbe sapere il meno possibile, proprio lo stretto indispensabile, nome cognome professione e/o indirizzo e morta lì, le persone dovrebbero essere bolle di sapone, che vanno nella stessa direzione ma restando a distanza, poi lo vedi che quando si toccano si rompono, allora tanto vale.