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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    27/10/2012

    Greetings from Ljubljana 2012 – Wish You Were Here

    Filed under: — JE6 @ 20:09

    In un momento di silenzio, dopo due giorni di acqua e chilometri, mentre guardiamo l’altare maggiore di una chiesa nella quale siamo entrati un po’ per dovere di turisti e un po’ per sfuggire all’ennesimo scroscio di pioggia di questo autunno sloveno mi volto a guardare gli amici di una vita, e davanti agli occhi mi si mischiano le immagini di altre zingarate come questa fatte in una specie di altra vita, e quelle dei resti del mercato dei fiori che abbiamo da poco riattraversato, e quelle di chi non ci sarà  mai più e ci mancherà  sempre e vorremmo potesse tornare indietro, potesse tornare qui, c’è un posto libero nel pullmino, non dobbiamo nemmeno stringerci, di stretto in questo momento ho solo lo stomaco.

    23/10/2012

    Greetings from Shanghai – Massimo

    Filed under: — JE6 @ 17:24

    Massimo ha gli occhi a mandorla. Viene da una famiglia cinese, e il cinese lo sa parlare e leggere. E’ nato a Roma, al Prenestino. E’ andato a vivere a Guidonia, parla come uno dei cento comici romani che passano in televisione, adesso è qui a Shanghai a fare uno stage. “A Se’, s’oo famo un caffè?” mi dice, e nel piccolo e caldo cucinotto dell’ufficio lo vedo gustarselo come me, come un italiano qualsiasi quale è. Come ti trovi, gli chiedo, e lui dice bene, mi piace, penso di fermarmi qualche mese, poi vorrei andare a Parigi per fare un anno di specializzazione, e poi vediamo. Mentre cerco il cestino nel quale gettare il bicchierino di carta del caffè visualizzo i suoi spostamenti sul mappamondo. Io per il momento viaggio più di lui, ma lo faccio per lavoro: lui, invece, per farsi una vita, per scelta e non per obbligo e non so perché, ma ho la sensazione che a Guidonia non lo rivedranno presto, e forse non lo rivedranno più.

    21/10/2012

    Greetings from Shanghai – Centro di gravità permanente

    Filed under: — JE6 @ 23:45

    Al terzo fuso orario in otto giorni mi metto a guardare fuori dalla finestra di questo grattacielo, osservando stupito che alle quattro del mattino persino Shanghai rallenta quasi al punto di fermarsi. Già che ci sono sbrigo un po’ di posta, guardo foto di una festa, confermo degli appuntamenti. Faccio mentalmente il calcolo, lunedì scorso andavo a letto mentre in Italia si entrava in ufficio, giovedì facevo colazione mentre a Milano era passata già mezza giornata di lavoro – come il BlackBerry non si spiaceva di testimoniarmi -, adesso sto dall’altra parte della terra e mi levo dal letto quando è finito da poco l’ultimo posticipo della Serie A. Guardo una cartina, con l’Italia in mezzo tra America e Cina, disegno mentalmente gli spostamenti di questo periodo, e sento quanto è pesante fare una vita normale tenendo il centro di gravità a diecimila chilometri di distanza, est o ovest che differenza fa.

    Greetings from Shanghai – La croce rossa

    Filed under: — JE6 @ 17:49

    La si vede dalle finestre dell’albergo, dalla fermata della metro di People’s Square, dal perenne ingorgo di traffico lungo Xizang Lu. E’ una chiesa cattolica, apre solo la domenica, non so se tengono delle funzioni. E’ in mattoni scuri, incastrata fra le luci dei grattacieli e dei negozi. Ha una croce, sul tetto a punta. Una croce rossa, che devi un po’ cercare in mezzo a quella miriade di colori, e poi quando la vedi fai fatica a staccare gli occhi perché fai fatica a credere alla sua esistenza – e no, il comunismo e la repressione non c’entrano nulla, è tutto il resto. Verso le nove di sera la croce si spegne, come se avesse bisogno di riposare al termine di una giornata faticosa in un ambiente indifferente, mentre lungo le strade si mangia, si balla, si offrono orologi, borse e ragazze.

    19/10/2012

    Greetings from Birmingham MI – Larger than life

    Filed under: — JE6 @ 19:18

    Mi piace l’America della provincia, quella che sta fuori dalle grandi città, quella dei telefilm della Disney o dei film di serie B, quella delle ville a schiera, delle foglie gialle e rosse, delle macchine della polizia che aspettano a luci spente dietro una curva, delle bandiere che sventolano davanti alle scuole, delle birre ghiacciate, delle scarpe grosse. E’ qualcosa che sta nell’aria, che non saprei descrivere, qualcosa che avverti a occhi chiusi, un senso di grandezza fiduciosa, di enormità che ti aspetta, qualcosa che ogni volta mi prende allo stomaco e ogni volta che si avvicina il momento di riprendere l’aereo me lo chiude per la malinconia dell’abbandono.

    18/10/2012

    Greetings from Birmingham MI – Chi l’avrebbe mai detto

    Filed under: — JE6 @ 17:13

    Sono quasi le undici di sera quando appoggiamo le forchette. Vuoi un caffè, mi chiede, certo, gli rispondo. Mi guardo ancora intorno, passo gli occhi lungo tutta la parte visibile di questa enorme casa, americana fino al midollo, messa in mezzo a una città che è la quintessenza della provincia borghese americana, un posto di scuole enormi e linde, grandi prati, bandiere stelle-e-strisce, distributori, chiese battiste, foglie rosse, viali a otto corsie, radio con i nomi di quattro consonanti, baseball e tutto, tutto quello che ci ha accompagnati da quando avevamo cinque anni. Sei il primo ospite di questa casa, mi dice l’amico di una vita che si è trasferito qui nei sobborghi di Detroit da poco più di un mese. Sorrido. Appoggiamo i gomiti sul piano di marmo della cucina. Chi l’avrebbe mai detto, inizio io. Che ci saremmo trovati a cena a Birmingham, Oakland County, Michigan, finisce la frase lui. Ci mettiamo a ridere, anche se dentro la risata stanno due sospiri, diversi e uguali. Allora, il caffè?

    16/10/2012

    Greetings from Las Vegas 2012 – L’abito da lavoro

    Filed under: — JE6 @ 17:56

    Li vedi, tra le dieci e le undici del mattino. Si mettono vicino ad un albero, o appoggiati al cemento di uno dei tanti ponti pedonali che permettono il passaggio da un lato all’altro della Strip. Si tolgono la maglietta, e indossano il loro abito da lavoro: per qualcuno la t-shirt verde con il numero di telefono da chiamare per avere una ragazza in camera entro mezz’ora, per qualcun altro un’armatura da robot, o da macchina dei cartoni animati, o da personaggio dei fumetti. Si preparano per la loro giornata lavorativa, e hanno lo stesso sguardo nostro di quando entriamo nei nostri uffici alle nove del mattino di un qualsiasi giorno di ottobre a Milano.

    Greetings from Las Vegas 2012 – Resti

    Filed under: — JE6 @ 17:52

    Alle otto del mattino la Strip inizia il suo risveglio – qualche turista mattiniero, un paio di persone il cui appuntamento di lavoro viene tradito dalla giacca che altrimenti nessuno usa, una manciata di runners, tanto lo spazio non manca. Come tutte le vie del divertimento notturno, ti pare di vederla stirarsi, girarsi un’ultima volta sul fianco, stropicciarsi gli occhi prima di lavarsi la faccia e prepararsi ad un’altra giornata di lavoro. Non manca mai la luce sulla Strip, di notte quella dei casino e dei bar e dei ristoranti e dei fanali delle macchine ferme su quattro colonne ai semafori degli incroci che portano i nomi dei resort, di giorno quella del deserto del Nevada. Ancora per un paio d’ore sembra un altro mondo, e di quello che da poco è andato a dormire rimangono solo alcuni resti sparsi lungo i marciapiedi – le figurine delle ragazze “twenty minutes direct to you”, identiche a quelle del nostro album dei calciatori, nude, ammiccanti, con il prezzo in vista e l’elenco delle carte di credito accettate per il pagamento.

    15/10/2012

    Greetings from Las Vegas 2012 – Fake it till you make it

    Filed under: — JE6 @ 18:39

    Forse sto venendo a patti con Las Vegas. Non mi piace, il che significa che preferisco due o tre dozzine di altri posti al mondo; ma ho capito che possiamo convivere. E’ un posto finto, dicono tutti. Lo dicevo anch’io. Eppure, passando dalle ricostruzioni delle rue parigine a quelle delle piazze romane, dai canali veneziani ai laghi comaschi, dai ponti di Brooklyn ai leoni dell’MGM non si fa altro che muoversi da uno spettacolo all’altro. Vero (o falso) esattamente quanto quelli che vediamo in televisione, o al cinema. Passiamo il tempo a venerare il walk-and-talk sorkiniano e a rivedere Patrick Swayze far sbocciare il brutto anatroccolo, idolatriamo quelli che salgono il Mortirolo a venti all’ora e spendiamo soldi per guardare Daniel Craig che si aggiusta i polsini mentre sta per far esplodere una bomba termonucleare, e lo facciamo con giusta convinzione: pensando che quello che abbiamo davanti agli occhi sia il vero? Non scherziamo. Ieri pomeriggio l’albero parlante del Bellagio ha detto “Today I’m here to bring you a smile”, e quando abbiamo sentito quelle parole abbiamo sorriso tutti – tutti: era tutto vero, come erano, come sono vere tutte le cose che stanno qui, con tutta la malinconia che portano dentro di sé i giochi, quelli belli.

    14/10/2012

    Greetings from Las Vegas 2012 – Elvis

    Filed under: — JE6 @ 21:13

    Sono le dieci meno dieci di una domenica mattina di ottobre, i marciapiedi della Strip sono ancora vuoti come gli uffici di un’azienda in piena notte e pare di guardare un adolescente che dorme dopo una nottata passata con gli amici. Fa caldo, anche oggi si passeranno i trenta gradi, saranno canottiere e infradito e occhiali da sole. Mi fermo a guardare i palazzi di Prada e Gucci e Fendi e Tom Ford, quelli che quattro anni fa non c’erano ancora, due poliziotti scendono da una macchina uguale a quella dei Blues Brothers e tirano fuori dal baule due biciclette con le quali tra poco andranno di servizio lungo i marciapiedi. Mi viene incontro un uomo, vestito e truccato come l’Elvis di fine carriera, gli stessi occhiali, le stesse scarpe, gli stessi chili di troppo. Tiene un microfono in mano, lo seguo con lo sguardo per vedere dove ha deciso di fermarsi per il suo spettacolo; invece continua a camminare, con il passo lento e un’espressione vuota e triste, cammina lungo la Strip verso l’MGM, da solo. Forse sta tornando a casa, mi dico, forse non sa proprio dove andare a quest’ora della mattina. Passa una macchina, rallenta puntando verso il marciapiede, vedo il guidatore fare un segno di saluto con la mano mentre suona il clacson, ed Elvis risponde con un piccolo cenno del microfono, senza fermarsi.